Brutalismo
2025/4, p. 39
Quella del brutalismo è un’epoca in cui tutti gli spazi della vita sono invasi dal capitale e tutta l’organizzazione umana è soggetta a un algoritmo digitale.
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Testimoni
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Achille Mbembe
Brutalismo
Marietti1820, 2023, pp. 271, €23,00
Per il box di sintesi:
Quella del brutalismo è un’epoca in cui tutti gli spazi della vita sono invasi dal capitale e tutta l’organizzazione umana è soggetta a un algoritmo digitale.
MARIO CHIARO
L’autore, uno dei maggiori teorici del post-colonialismo, è docente di Storia e scienze politiche a Johannesburg (Sudafrica). Egli prende in prestito il concetto di «brutalismo» da quel pensiero architettonico che mette in primo piano la funzione degli edifici e la forza delle forme rispetto all'estetica, facendolo diventare una categoria politica. Quella del brutalismo è un’epoca in cui tutti gli spazi della vita sono invasi dal capitale e tutta l’organizzazione umana è soggetta a un algoritmo digitale. Con la trasformazione artificiale dell’umanità e l’evoluzione delle macchine, siamo messi di fronte a una prova esistenziale che ha come centro lo scontro sulle materie prime e sull’energia. In otto capitoli, con un linguaggio anche criptico, si descrive questa trasformazione dell’umanità in materia ed energia. Lungo gli otto capitoli del saggio, c’è la dichiarazione a favore di una nuova coscienza planetaria e della rifondazione di una comunità umana solidale con tutti gli esseri viventi. L’ipotesi di fondo dell’autore è che «la questione della Terra si porrà da ora in poi nel modo più inaspettato, complesso e paradossale» proprio nell’Africa, la culla dell’umanità (p. 29). Con questa prospettiva, l’ultimo capitolo descrive il terribile debito che l’Europa ha contratto con il continente africano. Mbembe ricorda i guasti di un annuncio del Vangelo che veniva pensato per liberare le culture africane dal peso della superstizione: tutto il «discorso missionario antipagano» si è basato sul «presupposto che i negri vivessero nella notte dell’animale interiore» (p. 229). I missionari assimilarono agli idoli gli oggetti-feticcio della cultura africana. Così molti di quegli oggetti sono stati distrutti in occasione di grandi feste religiose; altri, a seguito di forme di collezionismo, furti, confische e donazioni, sono finiti nei musei occidentali. Nel passaggio dal 18esimo al 19esimo secolo si è sviluppato anche il linguaggio della razza e del sangue: si ritenne che la razza nera in particolare fosse una varietà inferiore della razza umana. Per troppo tempo, «l’occidente si è rifiutato di riconoscere di essere in debito con noi, un mucchio di debiti che ha accumulato nel corso della conquista del mondo» (p. 252).