Monetti Micaela
Un patto di speranza, ogni mattina
2024/5, p. 11
«Cristo mia speranza è risorto e ci precede in Galilea – In cammino per tessere relazioni di pace» è stato il tema che ha guidato gli incontri e la condivisione. Un tema che si pone in continuità con l’Assemblea generale del 2023 e in sintonia con il tema del Giubileo ordinario del 2025 che, per la vita consacrata, si declina così: «Pellegrini di speranza, sulle vie della pace».

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Testimoni
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ECHI DALLA 71° ASSEMBLEA GENERALE USMI 2024
Un patto di speranza, ogni mattina
«Cristo mia speranza è risorto e ci precede in Galilea – In cammino per tessere relazioni di pace» è stato il tema che ha guidato gli incontri e la condivisione. Un tema che si pone in continuità con l’Assemblea generale del 2023 e in sintonia con il tema del Giubileo ordinario del 2025 che, per la vita consacrata, si declina così: «Pellegrini di speranza, sulle vie della pace».
Nell’ottava di Pasqua, dal 4 al 6 aprile scorso, oltre 300 tra Superiore generali e provinciali delle Congregazioni religiose aderenti all’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia si sono radunate per celebrare la 71ma Assemblea generale annuale, presso il Centro Congresso del Pineta Palace Hotel. Si è celebrato l’evento in un tempo propizio, segnato da avvenimenti ecclesiali importanti: siamo Chiesa in Sinodo per imparare e lasciarci formare dalla sinodalità, elemento essenziale della vita di «un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Siamo nell’anno della Preghiera per il Giubileo Ordinario, che è ormai alle porte come occasione di riconciliazione e di ritorno, nella gratuità del dono, alle condizioni originali in relazione a Dio, al prossimo e alla madre Terra.
Cristo nostra speranza
«Cristo mia speranza è risorto e ci precede in Galilea» è l’esclamazione gioiosa delle donne testimoni della Resurrezione di Gesù, come professione di fede che si traduce in dinamica missionaria. Lui, il Signore della vita, ci precede in Galilea, in quelle zone – esistenziali e geografiche – di periferia e di meticciato. Questa esclamazione sorprendente trasmette una notizia che sconvolge, indirizzata agli apostoli e a coloro che, disorientati e sbigottiti, stavano rinchiusi tra le mura domestiche per paura. Un’esclamazione sorprendente che riempie di speranza e invita ad uscire, oltre le porte chiuse. È il canto della sequenza pasquale che la comunità credente e celebrante innalza esclusivamente nell’Ottava di Pasqua. È la professione di fede in Cristo Gesù, nostra unica speranza.
Risuonano alla mente le parole che papa Francesco pronunciò nel discorso rivolto proprio alle superiore maggiori, partecipanti alla 70° Assemblea Generale, l’anno scorso durante l’Udienza particolare: «Voi dovete essere seminatrici di speranza, che non è lo stesso di seminatrici di ottimismo, no, di speranza, che è un’altra cosa. L’incontro con Gesù Risorto riempie di speranza e «questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità». In altre parole, «vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino». «Le sfide esistono per essere superate»: le poche vocazioni, l’interculturalità delle comunità di vita consacrata, il problema delle opere (ma le opere non sono il carisma, state attente!). (…) Sorelle, rimanete fedeli alla chiamata perché il Signore è fedele. Chiamata, risposta fedele e speranza, andare avanti con la speranza. «Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza!». I vostri numerosi progetti parlano di questa dedizione piena di speranza. Continuate su questa strada! La speranza è molto importante per andare avanti. (…) Non parlo dell’ottimismo: l’ottimismo è una cosa psicologica. Parlo di speranza, di apertura allo Spirito, e questo è teologico, e una vocazione religiosa deve andare su questo cammino».
Cristo mia speranza è risorto e ci precede in Galilea. Si tratta di un incontro vissuto nella dinamica missionaria che scaturisce dalla Pasqua: «Ma, fratelli e sorelle, ci domandiamo oggi: che cosa significa andare in Galilea? – ci interroga papa Francesco –. Due cose: da una parte uscire dalla chiusura del cenacolo per andare nella regione abitata dalle genti (cf. Mt 4,15), uscire dal nascondimento per aprirsi alla missione, evadere dalla paura per camminare verso il futuro. E dall’altra parte – e questo è molto bello –, significa ritornare alle origini, perché proprio in Galilea tutto era iniziato. Lì il Signore aveva incontrato e chiamato per la prima volta i discepoli. Dunque, andare in Galilea è tornare alla grazia originaria, è riacquistare la memoria che rigenera la speranza, la “memoria del futuro” con la quale siamo stati segnati dal Risorto».
In cammino…
Lui ci precede, sempre. Come raccontano i vangeli della Risurrezione: quando il Vivente si manifesta ai suoi genera in loro l’esigenza incontenibile della narrazione, della condivisione dell’esperienza dell’incontro con Lui. E si mettono in cammino per raccontarlo agli altri: ma al loro arrivo trovano la comunità che, riunita, ha già ricevuto l’annuncio.
Lui ci precede sempre e ovunque: questa caratteristica della missionarietà della chiesa ci aiuta a vincere le paure del rischio, a non lasciarci imprigionare da progetti o strategie organizzati a tavolino, secondo i nostri moduli o programmi. Lui ci precede e sorprende con la sorpresa di una vita nuova e senza fine. Questa fede, come affidamento al Vivente in mezzo a noi e in noi, conferisce una consapevolezza fondamentale in questo cambiamento d’epoca: la consapevolezza di chi sa in Chi ha creduto, ed è persuaso che Egli custodirà il carisma donato fino al suo ritorno.
Con questa certezza continuiamo ad essere donne consacrate «In cammino per tessere relazioni di pace». Non solo seminatrici di speranza, dunque, ma tessitrici, donne che conoscono la tecnica artigianale dell’intrecciare l’ordito e la trama nelle relazioni interpersonali e, con pazienza e competenza, disegnare una nuova comunità umana di operatrici e operatori di pace nel mondo. Ci impegniamo a far parte di quella carovana solidale, quel santo pellegrinaggio, auspicato da papa Francesco, per vivere la mistica della fraternità e per camminare sulle vie della pace.
Sono state queste le coordinate di senso e di scelte che ci hanno guidato in queste giornate: nella conoscenza reciproca, nella condivisione di esperienze e soprattutto nell’ascolto attento e vigile di ciò che lo Spirito di Dio ci vuole dire, giacché è lo Spirito della Pasqua, Colui che fa nuove tutte le cose.
A fondamento del cammino è la Parola di Dio che guida i nostri passi, anche in questi tempi incerti e drammatici. La dott.ssa Rosanna Virgili, biblista, pregando e contemplando il Vangelo di Luca (24, 35-45) ci ha introdotto nella comprensione del saluto del Signore Risorto: «Pace a voi!» Un saluto che sconvolge! un incontro che fa sorgere interrogativi e dubbi, che suscita gioia e stupore. E porta a compimento il desiderio della pace che il popolo di Israele ha sentito risuonare per bocca dei profeti: Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Quando avverrà questo? Quando le spese in armamenti saranno convertite in spese per l’alimentazione, per il pane? Con gesti e parole ci uniamo alla preghiera, che papa Francesco, e con lui tutta la Chiesa, ostinatamente innalza a Dio e non si stanca di far sentire alle donne e agli uomini di buona volontà.
…operatrici di pace
La riflessione teologica di mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, ci sfida a trovare forme per testimoniare la speranza in frontiere esperienziali e geografiche in cui quanto mai è urgente abitare da operatrici di pace. «La missione della vita consacrata oggi, alla luce del mistero pasquale: testimoniare la speranza, sostenere cammini condivisi, promuovere la pace»: questo il titolo della sua riflessione. Così ci ha indicato percorsi, nuovi e antichi, che da sempre le religiose attraversano. In questo è importante che la vita consacrata coltivi la capacità di cambiare prospettiva, non nella sua identità bensì nella sua «conversione spirituale e di prassi. La vita consacrata è sempre stata nel cuore della dimensione carismatica della Chiesa, costitutiva della vita e della missione del popolo di Dio e ha il suo fondamento teologico in Cristo. Le forme cambiano ma rimane la medesima dimensione costitutiva della Chiesa. E le donne consacrate al cuore del popolo di Dio che servono con i loro carismi (salute, migrazioni, carità) sono radicate nel mondo e narrano Dio grazie alla polifonia di forme. Ecco perché – ha concluso il vicario apostolico – dobbiamo riconoscerci tessitori di fraternità, promotori di quel bene che è l’essere insieme».
Infine la presenza e la parola che la Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, teologa dalle origini palestinesi e israeliane ha portato in questa Assemblea. Con il suo bagaglio di conoscenze, di esperienze, ma anche di sofferenze vissute è stata molto toccante. Con il fortissimo desiderio di agire per cambiare la società e il mondo attorno con la rivoluzione generata dall'amore vero, disinteressato e senza misura, come donna consacrata ha fatto leva sul ruolo della pace e della speranza per il presente e il futuro.
Con stile colloquiale ha offerto alcune sue testimonianze di vita per sottolineare la necessità e la bellezza del dialogo, nella vita fraterna e nell’esercizio della governance. «A noi che siamo al governo è chiesto di esserci, di accompagnare, sostenere, senza scoraggiarci di fronte alle critiche che giustamente possono arrivare, coscienti che il cambiamento è difficile perché potrebbe sembrare ad alcuni che si voglia distruggere l’opera di Dio. Senza questi processi, però, rischieremmo di mancare alla chiamata di Dio e al nostro proprio carisma per servire più adeguatamente la Chiesa e l’umanità in ciò di cui hanno più bisogno oggi». E tra questi suggerimenti ci ha ricordato che indubbiamente occorre disimparare alcune abitudini o attitudini, nello stile di governo, che poco hanno del sapore evangelico testimoniato da Gesù buon pastore, ma tardano invece a morire per mancanza di apertura allo Spirito di Dio. Raccogliendo il carisma di Chiara Lubich ha ravvivato nell’assemblea l’importanza di rinnovare, quotidianamente, il patto di alleanza che Dio ha stabilito con l’umanità tutta, nei patriarchi, nei profeti, lungo i secoli e in Gesù suo Figlio. La nuova alleanza, il nuovo patto in cui tutti i battezzati in Cristo sono vincolati per la vita in pienezza. Un patto di misericordia, di perdono e di pace che rinnovato ogni mattina nelle nostre comunità è il segreto di riuscita per ricominciare nella speranza.
Capaci di tessere relazioni
L’Assemblea si è conclusa felicemente con la presenza del Segretario del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, suor Simona Brambilla, delle Missionarie della Consolata, che ha illustrato i punti salienti dell’attività del Dicastero a partire dalla Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. La sua presenza semplice, mite e fraterna, disponibile al servizio ecclesiale e universale ha reso l’incontro cordiale, trasmettendo tratti caratteristici di una Chiesa che è madre, che è donna.
In questa 71ma Assemblea abbiamo potuto sperimentare la gioia dell’incontro, costatare lo stupore di sorelle impegnate nel cammino dello Spirito di Dio, l’entusiasmo di donne dell’alba, capaci di tessere relazioni di pace che aprono alla speranza per tutti. Stiamo vivendo un tempo bello: la vita religiosa c’è ed è vita; è ora di smetterla di parlare di crisi: che siamo poche e vecchie… Non ci nascondiamo i problemi certamente, ma solo insieme possiamo camminare verso la meta. La bella esperienza intercongregazionale e sinodale vissuta nelle conversazioni nello Spirito ha fatto emergere che la vita consacrata femminile negli snodi anche drammatici c’è: come voce, mite e ferma della profezia, capace di tessere, di rammendare, di costruire relazioni di pace a partire da noi, per contagiare il mondo. Si è sperimentato un forte senso di ricerca che si inserisce nel contesto del cambiamento epocale e lo abita nella fraternità, nella governance e nella missione.
Seguendo il Signore Risorto, nostra speranza, per sua grazia ci rinnoviamo ogni mattina un Patto di Speranza, come segreto di riuscita di fronte ad ogni situazione di vita, anche le più preoccupanti o drammatiche. Apriamo così la giornata, noi e le nostre sorelle, con questa certezza: «Essere cristiani – essere di Cristo – significa non partire dalla morte, ma dall’amore di Dio per noi, che ha sconfitto la nostra acerrima nemica. Dio è più grande del nulla, e basta solo una candela accesa per vincere la più oscura delle notti. Paolo grida, riecheggiando i profeti: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». In questi giorni di Pasqua, portiamo questo grido nel cuore. E se ci diranno il perché del nostro sorriso donato e della nostra paziente condivisione, allora potremo rispondere che Gesù è ancora qui, che continua ad essere vivo fra noi, che Gesù è qui, in piazza (in questa assemblea), con noi: vivo e risorto».
Sr. M. MICAELA MONETTI, pddm
Presidente USMI Nazionale