Sabbarese Luigi
Modelli di convenzione per l’affidamento di parrocchie, rettorie e cappellanie ai religiosi/e
2023/3, p. 3
Lo scalabriniano Luigi Sabbarese presenta i sette Schemi-tipo elaborati dalla Commissione mista CEI, CISM e USMI.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Modelli di convenzione per l’affidamento di parrocchie, rettorie e cappellanie ai religiosi/e
Lo scalabriniano Luigi Sabbarese presenta i sette Schemi-tipo elaborati dalla Commissione mista CEI, CISM e USMI.
Preceduti da una premessa di carattere ecclesiologico, gli Schemi-tipo – consultabili e scaricabili su https://giuridico.chiesacattolica.it/convenzioni-diocesi-parrocchie-e-istituti-di-vita-consacrata-o-societa-di-vita-apostolica/ – riguardano l’affidamento di una parrocchia, di una rettoria, di un santuario, e di servizi diversificati (pastorali, educativi, di carità) ad un Istituto o ad una Società laicale. I sette Schemi-tipo elaborati con la collaborazione della CEI, della CISM e dell’USMI, sono il frutto di un laborioso e interessante lavoro condotto da un tavolo tecnico, espressione della Commissione Mista Vescovi-Istituti di vita consacrata e società di vita apostolica.
Le convenzioni tra vescovo diocesano e superiore maggiore sono espressione di mutuae relationes e di percorsi sinodali, e deve sempre esprimere il riconoscimento per l’originalità e la ricchezza ecclesiali di un Istituto all’interno della Chiesa particolare. La mutua collaborazione tra vescovi diocesani e superiori maggiori, che si esprime anche nel conferimento e nell’accettazione di un ufficio o di un servizio, comporta sia l’impegno a mantenere quel giusto equilibrio tra apostolato e disciplina dell’Istituto, tra esigenze dell’apostolato diocesano e peculiarità carismatiche, sia l’assunzione di uffici e incarichi pastorali senza arrecare detrimento alla vita interna agli Istituti.
La convenzione, i cui termini devono essere delineati con precisione, è uno strumento di garanzia con il quale l’opera viene affidata e accettata e che deve esplicitare i soggetti firmatari, i religiosi da destinare, gli aspetti economici. Proprio tenendo conto che vi sono nuovi testi di Schemi-tipo, il superiore maggiore prescelga lo Schema-tipo da usare, lo adatti alle circostanze e lo presenti all’Ordinario diocesano, evitando in tal modo una consuetudine malsana che vede i superiori maggiori accogliere acriticamente le proposte di convenzione che provengono loro dalle curie diocesane.
La premessa ecclesiologica
Invariata nella sua struttura generale rispetto allo Schema-tipo del 1988, la premessa ecclesiologica si sofferma su aspetti specifici delle nuove convenzioni, che non si limitano più all’affidamento di parrocchie e di strutture che richiedono esercizio del ministero sacro, ma inglobano anche una serie di servizi pastorali, educativi, di carità che possono essere svolti anche da Istituti laicali, maschili e femminili.
Per tale ragione, si accenna al dovere di lavorare «in comunione e in dialogo con le altre componenti ecclesiali. […] In particolare, la comunione operativa tra i vari carismi non mancherà di assicurare, oltre che un arricchimento reciproco, una più incisiva efficacia nella missione» (Vita Consecrata, 74).
Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica attraverso l’apostolato proprio, espressione del carisma specifico, partecipano della funzione pastorale della Chiesa sia attraverso la cura pastorale parrocchiale sia attraverso altre opere di misericordia spirituale e corporale.
Inoltre, anche gli Istituti laicali maschili e femminili, attraverso le opere di misericordia, partecipano della funzione pastorale della Chiesa prestando i più svariati servizi (cf. can. 676)
Gli Schemi-tipo rappresentano la consapevolezza che le esigenze pastorali possono comporsi con quelle degli Istituti e delle Società, in una proficua intesa ed in una osmosi feconda e che le mutue relazioni tra i diversi soggetti interessati esprimono la coessenzialità, principio ecclesiologico che dà forma ai diversi doni gerarchici e carismatici suscitati dallo Spirito nella Chiesa (cf. Iuvenescit Ecclesia n. 23).
I diversi Schemi-tipo
Lo Schema-tipo 1 – affidamento di parrocchie territoriali e personali – ricalca sostanzialmente il modello del 1987, ma vi aggiunge la possibilità di affidare anche una parrocchia personale (ad esempio per i migranti o per cattolici orientali in diaspora). Tale Schema-tipo si riferisce sia al caso di parrocchie che hanno la chiesa e gli edifici parrocchiali nel complesso immobiliare di proprietà dell’Istituto o della Società di vita apostolica, sia a casi differenti. Tale Schema-tipo può servire come traccia anche per aggiornare, nel rispetto dei diritti reciproci, le convenzioni per le parrocchie precedentemente affidate, tenendo presente che una nuova legislazione non cancella i diritti acquisiti e i privilegi (cf. can. 4).
Lo Schema-tipo 2 è stato elaborato per offrire a vescovi e superiori maggiori una traccia nel redigere la convenzione di affidamento di una parrocchia territoriale, con annessa una missione con cura d’anime, agli Istituti di vita consacrata e alle Società di vita apostolica. Anche questo Schema-tipo si riferisce sia al caso di parrocchie che hanno la chiesa e gli edifici parrocchiali nel complesso immobiliare di proprietà dell’Istituto o della Società di vita apostolica, sia a casi differenti.
Vi è poi lo Schema-tipo 3 che contiene la convenzione di affidamento di una parrocchia territoriale con annessa una parrocchia personale.
Gli Schemi-tipo 4 e 5 sono utili per l’affidamento sia di una semplice rettoria sia di una rettoria con annessa una missione con cura d’anime.
Vi è poi lo Schema-tipo 6, completamente nuovo, elaborato per offrire una traccia nel redigere la convenzione tra un Istituto di vita consacrata o Società di vita apostolica, laicale, e il rettore del Santuario di cui si intende affidare la custodia; le parti dovranno quindi apportare gli opportuni aggiustamenti per garantire il miglior adattamento ai singoli casi, a norma dei can. 1230-1234 del Codice di diritto canonico e dei n. 136-138 dell’Istruzione in materia amministrativa della CEI.
Infine, vi è lo Schema-tipo 7, con il testo per la convenzione in caso di servizi diversificati. Anche quest’ultimo Schema-tipo è del tutto nuovo ed è stato elaborato per offrire a vescovi e superiori maggiori una traccia nel redigere la convenzione tra un Istituto di vita consacrata o Società di vita apostolica, clericale o laicale, e una diocesi/parrocchia. Il modello, con gli opportuni aggiustamenti, può riguardare, ad esempio, la convenzione che comprende servizi pastorali nella diocesi, oppure la convenzione per servizi parrocchiali, anche di tipo pastorale ed educativo.
LUIGI SABBARESE c.s.