KAFKA JOLANTA, SOSA ARTURO
Prendiamoci cura gli uni degli altri come ha cura di noi il Dio della salvezza
2020/7, p. 5
In seguito all’incontro congiunto UISG e USG del 25 maggio scorso, i consigli esecutivi hanno voluto condividere, con tutte le realtà di Vita Consacrata, preoccupazioni, esperienze, spunti per il discernimento in questo tempo di prova e sofferenza per l’intera umanità.

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LETTERA DELLA UISG E USG AI CONSACRATI E ALLE CONSACRATE
Prendiamoci cura gli uni degli altri
come ha cura di noi il Dio della salvezza
In seguito all’incontro congiunto UISG e USG del 25 maggio scorso, i consigli esecutivi hanno voluto condividere, con tutte le realtà di Vita Consacrata, preoccupazioni, esperienze, spunti per il discernimento in questo tempo di prova e sofferenza per l’intera umanità.
Care sorelle, cari fratelli,
In seguito all’incontro dei consigli esecutivi della UISG e USG, svoltosi il 25 maggio 2020, abbiamo sentito il bisogno di condividere con voi le nostre preoccupazioni, incertezze ed esperienze, di manifestare la nostra comunione e offrire spunti per il discernimento in questo tempo di grande sofferenza per l’intera umanità.
Ed egli disse loro: Che sono questi discorsi che state facendo
fra voi durante il cammino? (Lc 24,17)
Abbiamo bisogno del discernimento quando le condizioni intorno a noi turbano la nostra pace e serenità e davanti ad esse non abbiamo ricette già pronte. Sono stati stravolti i nostri programmi, i nostri momenti di incontro e anche i ritmi ordinari della nostra vita e lavoro. Ma, in tutto questo, abbiamo sentito la voce del Signore che ci diceva: “Coraggio! Vi invio ancora a percorrere le strade di questo mondo che amo!” In questo momento, è per noi motivo d’ispirazione l’incontro di Gesù con i due discepoli che, incapaci d’interpretare quanto è accaduto a Gerusalemme, riprendono, delusi e senza speranza, la strada verso Emmaus (Lc 24,13-33; Gv 19,25).
Interrogativi e speranze
Gesù in persona si accostò e camminava con loro (Lc 24,15)
Gesù, oggi come allora, ci viene incontro e cammina accanto a noi, anche quando non riusciamo a riconoscerlo. Il Crocifisso-Risorto esercita il suo ministero di consolazione (2Cor 1,3-7) e si prende cura dei suoi fratelli e sorelle.
Diciamo col salmista: Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza (Sal 67,20).
Gesù, come con i discepoli di Emmaus, ci ascolta pazientemente. Ascolta le nostre conversazioni quando ci interroghiamo sul senso di ciò che accade e su qual è il cambiamento che, insieme all’umanità, siamo invitati a realizzare a partire dall’esperienza vissuta.
Siamo coscienti, infatti, che la crisi provocata dalla pandemia non è la causa della crisi della vita religiosa, delle crisi politiche, economiche o della Chiesa. Esercita, però, una forza catalizzante sui processi di crisi già in atto e che adesso sembrano accelerare con rinnovato vigore.
Manifestiamo la nostra vicinanza fraterna a tutti coloro che in questo periodo di pandemia sono stati colpiti direttamente e hanno perso membri dei loro Istituti, familiari e collaboratori. Siamo vicini alle comunità che con fatica affrontano il lutto, la convalescenza e i problemi economici che la pandemia ha generato. Il cammino pasquale di Gesù con noi è l’unica fonte della nostra speranza.
Più volte papa Francesco ci ha sollecitato in queste settimane a camminare insieme perché, come egli ripete, solo insieme possiamo far fronte alle difficoltà di questa situazione ed approfittare di questo momento storico per dare un significato nuovo alla svolta che il cammino dell’umanità sta intraprendendo.
Gesù entra in dialogo con noi per illuminare il senso di ciò che avviene e, riscaldando i nostri cuori, ci aiuta nel nostro discernimento con la sua parola e il suo spirito.
Come poter rendere questo tempo oscuro un’opportunità luminosa per l’animazione nei nostri Istituti? Come non sciupare le intuizioni più belle, che sono sorte proprio durante questo tempo di prova, per il nostro cambiamento, la nostra missione?
Siamo certi che la strada da percorrere sia il discernimento congiunto, nel quale lo Spirito trova lo spazio per guidarci.
Ascolto e sguardo rinnovato
È un tempo che ci invita, quindi, a curare l’ascolto, a creare spazi di silenzio contemplativo e di scambio sia di riflessioni che di dati concreti, affinché il discernimento non sia precipitoso e le conclusioni affrettate.
Ascoltare tutte le generazioni: memoria del passato, attenzione al presente e lo sguardo rivolto verso il futuro. Offrire uno spazio speciale ai giovani perché possano esprimere e condividere i loro sogni e desideri. Spazi speciali anche per gli anziani perché si possa custodire la loro testimonianza nella continuità della storia.
Ascoltare con attenzione e leggere la realtà, quello che sta veramente succedendo.
La sostenibilità della nostra missione, delle nostre strutture, deve essere curata integralmente, ma il bene più prezioso da curare è la nostra identità carismatica e le persone. Quali spazi di ascolto possiamo creare perché questo avvenga?
Dobbiamo ringraziare i tanti autori che, da vari angoli del pianeta, hanno offerto i loro contributi dal punto di vista spirituale, teologico, sociale, economico, etico, nonché critico, su ciò che stiamo attraversando. Non ci siamo sentiti soli, abbiamo attinto alla ricchezza di questo materiale, ma nello stesso tempo crediamo di aver ancora bisogno di ascolto e di ricerca. Tutto questo perché lo Spirito Santo continua a parlare in mezzo alle difficoltà.
Come nel racconto della Genesi: all’inizio tutto era caos, ma lo Spirito aleggiando sulle acque ha dato inizio ad un ordine nuovo. Questo tempo ci riporta proprio alle origini, perché lo Spirito che è in noi, come in tanti altri nostri fratelli e sorelle dell’umanità, suscita un desiderio grande di un rinnovamento, di ripresa, di rinascita. Può nascere oggi un mondo nuovo?
Gesù, cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Lc 24,27)
Ascoltando la parola di Gesù, scrutando le Scritture, attenti alle mozioni dello Spirito Santo, arriviamo ad un crocevia nel quale dobbiamo scegliere la strada da percorrere.
Il confinamento ci ha portati a concentrare ed esprimere la nostra solidarietà a livello locale, talvolta in una cerchia ristretta. Abbiamo riscoperto il nostro prossimo. Che bello questo cammino di recupero della significatività della nostra presenza “vicina”, di una prossimità visibile non tanto nelle grandi strutture ma nei gesti concreti di aiuto vicendevole!
Come agli inizi della storia delle nostre famiglie religiose, dove tutto nasceva da una piccola comunità e da rapporti immediati e personali, come è accaduto anche a Gesù a Nazareth. Questo manifesta la tensione tra la creatività per la solidarietà globale, perché ci rendiamo conto delle conseguenze umanitarie della pandemia (mancanza di mezzi e strutture sanitarie per fare fronte alla malattia, assicurare l’igiene, curare la comunicazione, assicurare la protezione…) e la creatività locale verso chi, a causa di questa pandemia, perderà non solo lavoro o beni, ma forse anche la voglia di ricostruire. È un tempo di santa inquietudine. Siamo stati privati di progetti, di beni e del potere di gestire noi stessi la nostra vita, le nostre opere e missioni. Ci siamo sentiti impotenti. Questa povertà e incertezza ci spingono ad affidarci con più verità a Dio, ad accettare che l’insicurezza ci educhi ad un’intensa ricerca di Dio, ad ancorare il cuore in Lui. Questo rinnova in noi l’esperienza sorprendente dell’inizio: la nostra vocazione e missione nascono costantemente da Lui. Per questo viviamo un tempo fecondo. Nel discernere la strada da seguire ci rendiamo conto di quanto abbiamo bisogno di Gesù.
L'immagine di Piazza San Pietro è rimasta impressa in noi come un’icona del Pastore che sembra solo e invece abbraccia tutti. Questa immagine ci ha aiutato nella nostra missione di animazione, in cui sperimentiamo l’impotenza e allo stesso tempo la grande forza di Cristo Risorto in cui porre tutta la nostra fiducia.
Accompagnamento reciproco e prossimità
Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro (Lc 24,29)
In modo diretto o virtuale abbiamo riscoperto la necessità dell’accompagnamento reciproco, ben oltre la nostra comunità congregazionale: una comunione che solo cresce e porta frutti quando si apre alla comunione ecclesiale e alla fratellanza umana.
Riconosciamo la presenza del Signore nello spezzare il pane, nella comunità fraterna radunata attorno alla Parola e alla mensa del Signore. Abbiamo vissuto un momento di ‘Cenacolo universale’, ci siamo fermati davanti a Cristo con sua Madre, e questo stare e pregare insieme sono divenuti il grembo nel quale lo Spirito Santo incarna Gesù, il Verbo della Vita che vince la morte, affinché Cristo sia presente nel suo Corpo, e che il suo Corpo diventi un Popolo nuovo, capace di una comunione che abbraccia tutta l’umanità. È sempre la Pentecoste che rinnova la Chiesa e il mondo! Ci siamo riuniti attorno al pane della parola del Signore, ma non sempre abbiamo potuto partecipare al corpo e sangue di Gesù. Questa esperienza ci ha fatto comprendere ancor più la preziosità della fonte della nostra vita cristiana e religiosa e ha svegliato in noi il profondo desiderio di adorarlo in Spirito e verità.
E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro (Lc 24, 33)
È il tempo della comunione, di una consapevolezza sempre maggiore dell’interconnessione che esiste tra noi. Infine, come i discepoli, recuperiamo il senso profondo della nostra vita consacrata: andare in missione, proclamare con la nostra vita e il nostro lavoro il Signore Gesù, che ci ha aperto le vie della giustizia e della riconciliazione.
Siamo chiamati a rivisitare le priorità della missione della congregazione a partire da una visione integrale. Tutti i servizi sanitari, volti alla cura delle persone anziane e dei più vulnerabili sono stati in prima fila, protagonisti della battaglia di questi mesi. Alcune nostre strutture di accoglienza si sono rese disponibili per gli ospedali o ad accogliere persone senza dimora, migranti e lavoratori intrappolati dal confinamento. Le piattaforme di educazione e formazione hanno utilizzato diverse forme di comunicazione e insegnamento. Ma qual è il futuro della nostra missione?
Quali opzioni scegliere sapendo che tante di esse saranno in grave crisi di sostenibilità perché non hanno riconoscimento da parte dello Stato o mancano di mezzi? Con la pandemia nuove e vecchie forme di povertà si stanno espandendo, mentre vengono alla luce malattie sociali che rendono difficile la rinascita. Tante persone rimangono escluse non solo da internet, ma dalla considerazione sociale, con perdite enormi, e migliaia di vittime di sfruttamento, di emarginazione. Ci chiediamo: come testimoniare loro la presenza viva di un Dio che si commuove e si china su di loro per averne cura? Ci è richiesta una rinnovata “fantasia della carità”.
Priorità della missione e cura
Davvero il Signore è risorto (Lc 24, 34)
Il Signore Gesù ha promesso di essere con noi ogni giorno fino alla fine della storia e ci ha donato il suo Spirito che ci ricorda tutto quanto Lui ha imparato dal Padre e ha trasmesso a noi come suoi seguaci.
Come Vita Religiosa siamo chiamati a testimoniare l’amore tenero di Dio che, in Gesù, si prende cura di tutti gli esseri umani; siamo chiamati a prenderci cura della vita degli scartati, che questa pandemia ha moltiplicato in maniera esponenziale, conseguenza delle strutture ingiuste del nostro mondo, incapaci di mettere gli esseri umani e il Bene Comune al centro delle decisioni politiche locali, nazionali o mondiali.
Siamo chiamati a prenderci cura del presente e del futuro dell’umanità, nella sua relazione con l’ambiente, accompagnando i giovani e imparando da loro, per rinnovare il senso della nostra vita e missione come persone consacrate.
Di fronte a tanta negligenza, messa in evidenza dalla pandemia, come Vita Religiosa, vogliamo avviare processi che portino a una cultura della cura, attraverso il dialogo profondo con i nostri compagni e compagne nella missione perché, nel massimo rispetto per la coscienza e la vocazione di ciascuno, si generi un ambiente di discernimento che possa illuminare la programmazione apostolica e possa contribuire alla missione di riconciliare tutte le cose in Cristo. Curare e lasciarsi curare per crescere come Vita Religiosa in una dimensione universale. Ci sentiamo in cammino, come i discepoli di Emmaus, aperti a quanto il Signore
vorrà indicarci strada facendo nei prossimi mesi. In questo percorso di ascolto e discernimento un momento di particolare importanza è rappresentato dall’incontro, previsto per il maggio 2021, delle delegate delle costellazioni della UISG e dei membri della USG, durante il quale desideriamo raccogliere ed approfondire i frutti di questo tempo di ascolto e riflessione.
Nostra Signora Maria di Nazareth ci accompagni in questo cammino alla sequela del Figlio suo Gesù, il Cristo, che sempre ci precede.
sr. Jolanta Kafka rmip. Arturo Sosa sj
Presidente UISG Presidente USG