Missionarie francescane del Verbo incarnato
Suor Francesca dello Spirito Santo
2019/6, p. 20
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14 ).

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Testimoni
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Processo di canonizzazione
Suor FRANCESCADELLO SPIRITO SANTO
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14 ).
Un entusiasmo genuino e una vitalità esuberante nutriti da ideali alti e nobili hanno informato tutta la lunga vita della Serva di Dio Giovanna Francesca dello Spirito Santo (al secolo: Luisa Ferrari). Attenta alla voce del Signore e ai suggerimenti dello Spirito Santo a cui aveva consacrato il suo nome religioso, la Serva di Dio si è lasciata condurre dal Verbo fatto carne, sempre disponibile alle necessità degli ultimi tra gli ultimi con francescana letizia.
La sua vita
La Serva di Dio nacque a Reggio Emilia il 14 settembre 1888 e fu battezzata nello stesso giorno in articulo mortis con il nome di Luisa. Il sacramento della confermazione le fu conferito il giorno di Pentecoste del 1897; nel 1901 fu ammessa alla Prima Comunione. Ricevette dai genitori della buona borghesia una traccia spirituale profonda: dal padre Giuseppe Ferrari, anticlericale che leggeva anche la Bibbia, apprese l’amore alla famiglia, alla patria e alla letteratura italiana; dalla madre Eurosia Salami, che educò sette figli con natura energica e mentalità aperta, ricevette il senso religioso e imparò a pregare con grande confidenza.
Nel 1907 conseguì brillantemente il diploma di abilitazione all’insegnamento elementare. Nello stesso anno, mentre era ospite in casa del fratello medico e agnostico, in una grotta del parco le avvenne di udire una voce chiara, penetrante e decisa che le diceva: Sarai Madre di figlie e di figli! Parole che ricordò per tutta la vita come promessa del Signore. Decise allora di dedicarsi totalmente a Dio, rinunciò a frequentare la facoltà di Lettere all’università e, entusiasmata della spiritualità di S. Francesco d’Assisi, il 17 maggio 1908 iniziò il cammino spirituale nel Terz’Ordine Francescano, divenendone poi segretaria provinciale (1914-1922) e successivamente Ministra (1922-1923).
Nel 1920, attratta dalla vita religiosa, attraverso una zia paterna che era Suora del Buon Pastore a Bologna, Luisa fece brevi soggiorni in tale convento. Non potendo realizzare subito il suo progetto vocazionale, si dedicò all’educazione di bambini segnati da particolari patologie, come ispettrice-maestra nella “Colonia-Scuola A. Marro”: un esperimento per toglierli dal manicomio dov’erano con gli adulti e tentare il possibile recupero. Nel 1922 si recò a Roma per frequentare il corso Montesano-Montessori ed ebbe la possibilità di incontrare Pio XI appena eletto. Il giorno 24 febbraio di quell’anno, insieme a Margherita Bertolotti, che sarà poi Madre Paola della SS. Trinità, braccio destro e amica nell’intera vita religiosa, si consacrò Poverella del Deserto. Luisa ricevette l’incoraggiamento personale di S. Pio da Pietrelcina a proseguire la sua missione, anche se l’avrebbe accompagnata una grossa croce.
La Serva di Dio nel 1923, per motivi di salute, fu costretta a lasciare il suo impiego di insegnante. In quel periodo si recò a Loreto, dove leggerà con profonda commozione parole che le si imprimeranno a fuoco nell’anima: “hic verbum caro factum est”. Da allora l’ispirazione iniziale dell’Istituto, di glorificare Dio facendolo amare dai più poveri, assunse una connotazione speciale: glorificare la presenza di Dio nelle Anime. L’anno seguente Luisa fu chiamata ad insegnare all’Istituto Regionale per Ciechi di Reggio Emilia, dove si fece notare per la sua energia e determinazione nel far debellare il disordine morale che vi trovò e difendere gli ospiti dai soprusi che subivano.
La sua consacrazione
Nel novembre 1927 la Serva di Dio fece una conoscenza decisiva: divenne suo direttore spirituale P. Daniele Coppini da Torricella, ofm cap., oggi Venerabile. Sotto la sua paternità spirituale, nel dicembre 1929 a Reggio Emilia, fecero la loro consacrazione le prime sette Spose del Verbo. Nel 1930 fu richiesta a Motta Filocastro (Vibo Valentia) la presenza di alcune Suore: sorse in questo modo la prima comunità. Nel 1932 sorse la prima comunità in terra emiliana, a Sabbione, e nel 1933 fu aperta una seconda casa a Villarotta.
Nel decennio seguente, la Serva di Dio e la giovane comunità subirono una serie di prove a causa della determinazione di Madre Giovanna a voler fondare cose nuove con suore nuove per stare al passo dei tempi con i calzari antichi. Un carisma che all’inizio suscitò perplessità. Le suore furono spesso indicate come le suore della strada per il loro andare di casa in casa e operare in mezzo alla miseria materiale e spirituale.
Durante la seconda guerra mondiale, la Serva di Dio fu sfollata in Valtellina, a Sant’Antonio Morignone, dove venne trasferito anche il noviziato. Destituita dal suo ruolo di Superiora, il 16 agosto 1945, fu mandata a Mazzo di Valtellina. L’anno seguente l’Istituto, che in seguito avrà il nome definitivo di Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, fu aggregato all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, in riconoscimento della sua genuina impostazione francescana. Il 3 luglio 1947 la Serva di Dio, reintegrata nell’ufficio di superiora generale, pronunciava i voti perpetui. Gli anni successivi furono segnati dall’espansione dell’Istituto in America Latina e in Svizzera. Due anni dopo la Serva di Dio si trasferì a Fiesole, quindi trascorse sei mesi in Uruguay, dove le sue Suore erano state chiamate per l'insegnamento in un Collegio parrocchiale, per servizi socio-sanitari nelle campagne, per prestare assistenza a giovanissime ragazze madri. Nel 1953 la Serva di Dio fu riconfermata Superiora generale e l’11 ottobre 1962 volle essere in piazza S. Pietro a Roma per l’apertura del Concilio Vaticano II.
La sua spiritualità
All’origine di tutto il suo impegno ci fu una intensa vita interiore, alimentata dalla preghiera e dalla partecipazione all’Eucaristia. La sua dedizione generosa era orientata verso il “Cristo bisognoso” nella persona dei poveri da sfamare, degli ignoranti da istruire, dei fanciulli da educare, dei malati da curare, … Alleviare le sofferenze umane, facendo conoscere l’amore di Cristo a tutti gli uomini: fu questa una nota caratteristica della spiritualità della Serva di Dio, alla quale non mancarono tribolazioni e sofferenze. Ma in ogni circostanza ella superò la tentazione dello scoraggiamento e della mediocrità, rinnovando la sua fiducia nel Signore, affidandosi nella speranza alla sua divina volontà e intensificando la carità verso tutti.
Nel luglio 1966 la Serva di Dio fu colpita da infarto. Dopo anni di crescente disagio e sofferenza, il 21 dicembre 1984 Madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo morì a Casa Madonna in Fiesole. Come da lei richiesto, i suoi resti mortali vennero tumulati in Assisi, accanto alla cappella del noviziato.
Perdurando la fama di santità, il 25 marzo 1992 si apriva in Fiesole l’Inchiesta Diocesana che si concluse il 25 marzo 2006: la sua validità giuridica fu riconosciuta da questa Congregazione delle Cause dei Santi con decreto del 22 maggio 2009. Preparata la Positio, si è discusso secondo la consueta procedura se la Serva di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Con esito positivo, il 9 novembre 2017 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 19 febbraio 2019, presieduta dal card. Angelo Becciu, hanno riconosciuto che la Serva di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.
La sua eredità
«La nostra vocazione-missione, vissuta nel “qui e ora”, trova il centro vitale della propria identità nel mistero dell’Incarnazione. Per lo spirito francescano che ci caratterizza, siamo chiamate ad essere fraternità evangelica che, in un clima di famiglia, esprime l’ut unum sint; si estende alla Chiesa e con essa si apre all'universo e alla sua storia, amando tutte le creature e privilegiando i più bisognosi di ogni realtà. Ci sentiamo inviate a preparare le vie del Signore e a far sì che ogni persona prenda consapevolezza di essere dimora di Dio. Siamo presenti in Angola, Brasile, Bolivia, Italia, Uruguay e, negli ultimi anni, stiamo partecipando ad una esperienza inter-congregazionale in Turchia.
Madre Giovanna, nella prima Regola della Famiglia religiosa, ha scritto “Tutto per le mie Figlie, nello Spirito di Cristo, sarà degna missione: dalla parola al silenzio, dalla preghiera al più umile lavoro, dalla scuola alla strada, dal laboratorio alla baracca, dalla colonia al sanatorio, dal “Nido” al ricovero, dalla Chiesa al deserto. Tutto, sempre, ovunque, per far conoscere, amare e servire Dio! Precipuo mezzo di conquista apostolica a questo ideale sarà l’esempio personale e l’attrazione della più serafica e costante letizia”. (Luci sul cammino, 1941).
Pur considerando tutto “degna missione”, privilegiamo la visita alle famiglie, l'inserimento nella pastorale parrocchiale e la presenza caritativa presso quanti si trovano in situazioni di maggior bisogno (Costituzioni n.8). Quest'ultimo aspetto ci ha portato ad organizzare servizi e/o avere alcune opere, in genere mai grandi, che cercano di rispondere alle necessità delle persone del luogo: centri di educazione non formale, attenzione ospedaliera, accoglienza a giovani rurali perché possano continuare gli studi, animazione di una casa di spiritualità, accompagnamento nella costruzione di case-cooperative, una casa per anziani, piccoli ambulatori... Nell'ultimo Capitolo generale (luglio 2014) ci siamo date come obiettivo per il sessennio: “Favorire un processo dinamico per essere audaci e creative nel ripensare le strutture di animazione, qualificare la vita fraterna, guardare verso un nuovo orizzonte missionario, attualizzare la formazione e continuare ad animare la famiglia carismatica”. Ci stiamo lavorando! Abbiamo fatto dei passi importanti e vogliamo continuare, con la Grazia di Dio, il cammino di trasformazione e donazione».
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