Dall'Osto Antonio
LEZIONI DI DESERTO PER PARTIRE E RINASCERE
2019/4, p. 46
La libertà è uno dei doni più grandi che Dio ha dato all’uomo creandolo a sua immagine e somiglianza. È un tesoro che ha messo nelle sue mani, ed è una responsabilità molto impegnativa poiché nel cammino della vita sono molte le prove e le difficoltà che si incontrano, alcune come opportunità di crescita, altre come ostacolo o rischio di fallimento. A questo tema è dedicato il libro di Heiner Wilmer, ex superiore generale dei Dehoniani, e dal settembre scorso vescovo di Hildesheim, in Germania.

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NOVITà LIBRARIA
lezioni di deserto
per partire e rinascere
La libertà è uno dei doni più grandi che Dio ha dato all’uomo creandolo a sua immagine e somiglianza. È un tesoro che ha messo nelle sue mani, ed è una responsabilità molto impegnativa poiché nel cammino della vita sono molte le prove e le difficoltà che si incontrano, alcune come opportunità di crescita, altre come ostacolo o rischio di fallimento.
A questo tema è dedicato il libro di Heiner Wilmer, ex superiore generale dei Dehoniani, e dal settembre scorso vescovo di Hildesheim, in Germania, edito dalla casa editrice Herder e immesso ora nel mercato italiano dalle EDB con il titolo Mosè, lezioni di deserto per partire e rinascere.
Fame di libertà
Il titolo originale Hunger nach Freiheit” (Fame di libertà) esprime forse in maniera più chiara l’intenzione dell’autore: descrivere la “fame di libertà” che abita nel cuore di ogni uomo e che trova in Mosè la figura più espressiva per giungere a placarla, senza mai arrendersi, combattendo contro ogni prova o avversità che voglia impedirla o soffocarla.
«In questo libro – osserva l’autore – si parla di Mosè, è vero, ma in realtà si parla di te e di me. Perciò per chi vuole capire se stesso, Mosè è l’incarnazione dell’uomo moderno. È un uomo con desideri profondi e speranze, ma è anche un uomo con paure, spigolosità, abissi. Soprattutto, è uno che ha la stessa fame dell’uomo moderno: la fame di libertà».
Dalla figura di Mosè, Wilmer ricava una serie di “lezioni di deserto” che stimolano sempre a ripartire come indica il sottotiolo del libro: Mose Wüstenlektionen zum Aufbrechen: “Mosè, lezioni di deserto per mettersi in cammino”.
Il cammino nel deserto
Alla luce di questa premessa, il libro nel suo sviluppo assume la caratteristica di un’esperienza personale, in cui l’autore racconta alcuni episodi importanti e decisivi della sua vita mettendoli in relazione con il cammino compiuto da Mosè nel deserto. Rivive anzitutto le varie tappe del suo recente viaggio in Africa come superiore generale della Congregazione, con le fatiche che ha comportato, immedesimandosi con l’esperienza, a volte drammatica vissuta da Mosè, nel lungo girovagare nel deserto, e scrive. «La storia dell’esodo, con il sole che scotta, la ricerca disperata dell’acqua, la piaghe degli insetti, tutte queste esperienze che fa Mosè le sto facendo anch’io sulla mia pelle in Africa».
Una delle fasi più sofferte che Wilmer ha vissuto riguarda il tempo della sua adolescenza. Era infatti balbuziente – come anche Mosè – e ciò ha comportato per lui tutta una serie di dolorose umiliazioni, di scherzi e prese in giro da parte dei suoi coetanei e compagni di scuola. Ma ha saputo liberarsene fino a guarire completamente, riacquistando la piena padronanza di parola.
La lezione che ne ricava è che «Dio vuole che risolviamo i problemi da soli, e che assumiamo fino in fondo le nostre responsabilità». Mosè voleva rifiutarsi di andare dal faraone, perché non sapeva parlare, e chiese al Signore di mandare Aronne, che sapeva parlare meglio di lui, ma alla fine va dove il Signore lo invia per essere suo portavoce.
Questa capacità di prendere in mano la propria vita – osserva Wilmer – è fondamentale anche per ognuno di noi, come è stata per Mosè, nel senso che arrivano dei momenti in cui all’improvviso tutto cambia e ogni sicurezza scompare: «Il vento della nostra vita smuove le nostre certezze di sabbia, le trascina con sé, forma nuove alture e avvallamenti. Una malattia o una perdita possono cambiare la nostra vita ma anche un successo inatteso o un nuovo amore. Mosè ha sperimentato questo deserto. Non è rimasto in salotto, ma si è mosso per entrare nella vita, ha lasciato le comodità e ha fatto una scelta precisa: a favore di Dio, del suo popolo e di se stesso».
Una seconda nascita
Un’altra lezione di deserto è la fuga di Mosè nella regione di Madian. «Mosè che era stato abbandonato al Nilo, la cui vita somiglia a un torrente di montagna, con tutte le sue anse e le sue cascate, a Madian all’improvviso è giunto a un placido stagno, a una pozza. Ora la sua vita è tranquilla… Madian è stata una seconda nascita per Mosè». La pausa madianita – sottolinea Wilmer – è fondamentale e preziosa anche per noi: «Ci dice: è bene dopo la caduta, raccogliersi in se stessi; è importante a un certo punto rallentare e mettere ordine nella propria vita personale. E allo stesso tempo diventa chiaro che non finisce tutto lì».
Wilmer ripercorre diversi altri episodi emblematici vissuti da Mosè, che hanno rappresentato come dei muri dell’impossibile davanti ai quali chiunque avrebbe potuto scoraggiarsi e abbandonare l’impresa: il Mar Rosso, la sete e le acque di Meriba, il Sinai e il dramma del vitello d’oro, la difficoltà a gestire da solo un popolo, spesso ribelle e ostinato, e altro. Egli però non si è mai arreso, ha lottato, a volte persino con Dio, e dalle prove ha tratto sempre nuova forza per andare avanti, per rimettersi in cammino verso la “terra promessa”, verso la libertà.
Per questo, conclude Wilmer, «l’esperienza di Mosè è la chiave più importante e antica per accedere al nostro animo, ma anche alla cultura, alla politica e alla guida del nostro Occidente».
(AD)