Cabra Piergiordano
Delusi ma non illusi
2019/4, p. 4
Quest’anno arriviamo a Pasqua un po’ delusi, anzi decisamente più delusi del solito. All’emorragia dei praticanti che fanno sembrare troppo grandi le nostre belle chiese, si è aggiunta la delusione di vedere infangata dagli scandali l’immagine della Chiesa, la “Sposa bella”. Con che animo celebrare i misteri pasquali? La risposta è quella di sempre: la Pasqua è l’affermazione che sulle macerie delle illusioni e delle delusioni umane, Dio ricostruisce il mondo, confermando con la risurrezione che Gesù è il Signore e Salvatore.

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DELUSI MA NON ILLUSI
Quest’anno arriviamo a Pasqua un po’ delusi, anzi decisamente più delusi del solito. All’emorragia dei praticanti che fanno sembrare troppo grandi le nostre belle chiese, si è aggiunta la delusione di vedere infangata dagli scandali l’immagine della Chiesa, la “Sposa bella”. Con che animo celebrare i misteri pasquali? La risposta è quella di sempre: la Pasqua è l’affermazione che sulle macerie delle illusioni e delle delusioni umane, Dio ricostruisce il mondo, confermando con la risurrezione che Gesù è il Signore e Salvatore.
Attorno a Gesù, fin dagli inizi, ci sono stati molti delusi. Restano deluse le folle che volevano farlo re, dopo i prodigi strepitosi. Restano deluse le élites che non riescono a normalizzarlo entro i loro schemi. Restano delusi i discepoli di fronte alle parole considerate troppo dure e contro il buon senso. E ieri come oggi, molti se ne vanno delusi.
Ma Gesù non deflette: “Volete andarvene anche voi?”. Per fortuna c’è Pietro che risponde prontamente: “Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita eterna!”. Meno male! Il gruppetto dei Dodici, candidati ad essere guide della Chiesa, è rimasto. Pochi ma buoni.
Ma poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, delusi dal precipitare dagli eventi, abbandonano il campo. Sono ancora troppo sicuri di sé. Pietro che li rappresenta presume di sapere quello che il Maestro dovrebbe fare e non fare e si becca il titolo di Satana. Poi pretende di avere la forza di essere fedele quando la prova si fa decisiva, dove viene umiliato. Amavano Gesù, ma attendevano qualche cosa da lui, con un piglio “umano, troppo umano”.
Tutta qui la Chiesa? Ci sono ancora delle sorprese. Sotto la croce ci sono persone che non fuggono deluse, perché hanno amato Gesù perché era Gesù: la Madre, il Discepolo amato, alcune donne da Lui comprese e guarite. È la Chiesa dell’amore, è la Chiesa di coloro ai quali è stato dato di comprendere che Gesù è tutto, il Tutto di Dio che riempie il cuore e la vita. Perché è la Vita. E quindi non sono delusi dalle loro illusioni.
Sotto la croce c’è la dimensione mariana della Chiesa, quella che non è delusa perché non si è mai illusa di insegnare qualche cosa a Dio o agli altri. Ma si è preoccupata solo di ascoltare e di mettersi al servizio. È la Chiesa invisibile che sostiene la Chiesa visibile, la Chiesa degli umili, la Chiesa che si preoccupa di ascoltare prima di parlare, di vivere quello che dice, che mette tutta la sua fiducia in Dio.
Pietro trova in Maria i presupposti e le condizioni per essere guida credibile del gregge affidato.
Celebriamo la Pasqua con l’umiltà esemplare di Maria e l’umiliazione benefica di Pietro: la Pasqua è l’esaltazione dell’umiltà, la riabilitazione degli umiliati, la ripresa di fiducia da parte della Chiesa nella potenza di Dio, il perdono per chi riconosce d’averla imbrattata, l’offerta di riconciliazione con i delusi che l’hanno abbandonata.
La Pasqua è la fine della grande illusione di autosufficienza umana per la salvezza, è l’esaltazione dell’umiltà che attende tutto da Dio, senza nessuna pretesa di sostituirlo.
La Pasqua di quest’anno è particolarmente la celebrazione della potenza di Dio nella debolezza degli uomini e quindi di una Chiesa che, stretta attorno a Pietro e a Maria, si sente umile serva della salvezza portata da Cristo, unico Salvatore.
Piergiordano Cabra