Crea Giuseppe
Il dilemma delle scelte di vita
2018/6, p. 34
Indagini effettuate presso l’Università Pontificia Salesiana, relative ai bisogni del mondo giovanile, hanno permesso di rilevare una sorta di “filo conduttore” tra differenti modalità di orientamento verso il loro futuro, dove coabitano ateismo, ricerca di senso e credenze convinte”.

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Testimoni
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I valori e il discernimento nel mondo giovanile
IL DILEMMA
DELLE SCELTE DI VITA
Alcune indagini effettuate presso l’Università Pontificia Salesiana, relative ai bisogni del mondo giovanile, hanno permesso di rilevare una sorta di “filo conduttore” tra differenti modalità di orientamento verso il loro futuro, dove coabitano ateismo, ricerca di senso e credenze convinte”.
“Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. È molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta”. Erano le parole che papa Francesco pronunciava nella giornata mondiale della gioventù a Cracovia, nel 2016. Un invito esplicito a coinvolgersi in prima persona, ad uscire dai propri comodismi per aprirsi alle diverse realtà del mondo moderno. Un invito così pressante da lasciare un segno visibile nel confronto a più voci che ci sarà col prossimo Sinodo dei giovani. La vita consacrata partecipa a pieno titolo a tale confronto, mettendo a disposizione la ricchezza dei tanti carismi ma anche la saggezza di tanti educatori ed educatrici che accompagnano i diversi percorsi di discernimento vocazionale.
Un mondo giovanile
in continua trasformazione
Secondo l’Istati giovani oggi sono fortemente condizionati dai loro bisogni, nei diversi aspetti della vita, dallo studio al lavoro, dal tempo libero al mondo delle relazioni. Ma sono soprattutto le attese che hanno per il futuro che influenzano le loro scelte quotidiane, in particolare quando devono prendere delle decisioni che avranno delle conseguenze sul loro domani.
Tale attenzione alle cose future è molto importante soprattutto nella fase di transizione verso l’età adulta, in particolare tra i 15 e i 35 anni, un’età segnata da una interconnessione culturale che li rende sensibili al bisogno di stare insieme sia tra loro che con adulti capaci di accompagnarli in un percorso di vita. È una fase della loro vita che ha una valenza educativa molto grande, perché è a questa età che imparano a “regolare” i sogni futuri con le possibilità attuali, grazie alla fiducia interpersonale dove trovano sostegno e protezione nelle difficoltà, ma anche nuove opportunità progettuali da discernere per la loro esistenza.
VC e desiderio
di progettualità
Come la vita consacrata interloquisce con questo bisogno di “fiducia interpersonale” che i giovani sembrano esprimere con i loro stili di vita? Il Sinodo dei Vescovi sui giovani ha acceso i riflettori su tale necessità educativa che interpella la Chiesa intera, partendo dal principio che loro non sono semplici recettori passivi di ciò che viene loro fornito dal mondo degli adulti, neanche in quelle realtà come la fede, i valori, la progettualità futura, di cui sembrano apparentemente a digiuno. Essi al contrario vogliono tornare ad essere co-protagonisti di ciò che dà senso alla loro vita, perché è l’esistenza stessa che li chiama a guardare in avanti.
È ciò che è emerso da alcune indagini effettuate presso l’Università Pontificia Salesiana, relative ai bisogni del mondo giovanile e a come loro “percepiscono la fede, la vocazione e le sfide che si presentano nel discernimento”. L’esplorazione empirica dei loro vissuti ha permesso di rilevare una sorta di “filo conduttore” tra differenti modalità di orientamento verso il loro futuro, con una “pluralità di posizioni, dove coabitano ateismo, ricerca di senso e credenze convinte”. Infatti, il desiderio di fronteggiare le situazioni che vivono e di tendere verso obiettivi significativi, influenza il loro rapporto con i valori religiosi e i progetti di vita vocazionali.
Formazione
ad una auto-leadership
Uno degli interrogativi che ha guidato le ricerche scaturisce dalla necessità di capire meglio l’«ampio divario fra i desideri dei giovani e la loro capacità di prendere decisioni a lungo termine». Un divario che troppe volte viene “risolto” abbandonando i giovani a se stessi e ai nuovi modelli di vita solitaria, limitandosi a guardarli con indifferenza se non addirittura con ostilità. Una modalità de-responsabilizzante che non solo non porta frutto ma diventa molto pericolosa, se si pensa agli attuali fenomeni di disorientamento educativo che sta caratterizzando quei contesti specificamente preposti alla loro formazione, come la famiglia o la scuola.
Eppure c’è un desiderio di auto-direzionalità e di leadership che trapela dalle loro risposte, che non solo li può sostenere per orientarsi nei diversi ambiti di azione (nelle scelte universitarie, nella ricerca di un lavoro, nei rapporti familiari,…), ma li può aiutare ad essere “guida di se stessi” nei delicati momenti in cui devono prendere decisioni a breve o a lungo termine, attingendo dal supporto che ricevono da chi gli sta accanto e li accompagna nel loro percorso di discernimento.
È proprio da questo incontro con il mondo degli adulti, soprattutto con quanti sono autentici testimoni di vita, che essi imparano a farsi strada nelle vicende quotidiane, e possono riconoscersi parte attiva di una progettualità dove discernere prospettive future realisticamente congruenti con i loro sogni e le loro competenze.
È in questo spazio comune, dove anche i “grandi” si riconoscono in un cammino di crescita reciproca, che sarà possibile veder fiorire e prosperare la loro capacità di “autoregolazione e di autodeterminazione orientativa”, congiuntamente ad uno stile relazionale che valorizzi il confronto e l’ascolto comprensivo dell’altro. È ciò che è emerso dalle risposte ottenute a domande del tipo: “Quanto sei capace di rallegrarti del successo di una persona amica”, dove ben oltre l’80% dei giovani ha risposto di sentirsi “molto capace”. Oppure alla domanda “Quanto sei capace di manifestare la tua soddisfazione quando raggiungi gli obiettivi che ti sei proposto”, dove si è visto che il 45% si sente capace, ma c’è un buon 30% che non si sente del tutto in grado di condividere gli obiettivi raggiunti. Tali risposte confermano la loro abilità ad esprimere emozioni positive e di mostrarle agli altri in un rapporto di reciprocità costruttiva, ciò che ben si coniuga con l’importanza che solitamente i giovani assegnano alle relazioni, quando sentono di potersi veramente fidare. Per esempio, alla domanda “Non fingerei che una persona mi stia simpatica, solo per ottenere dei favori”, ben oltre il 75% ha risposto dicendo di essere d’accordo e di ritenere importante avere relazioni oneste e sincere con persone su cui possono contare.
Allo stesso tempo, quando si tratta di spiegare cosa li motiva a credere nel loro futuro, non mancano risposte più legate al loro modo di credere in Dio e nella chiesa. Infatti ci sono aspetti della loro personalità che sono particolarmente predittivi di una visione prospettica di sé, e che si collegano ad una religiosità silenziosa e nascosta, che comunque influenza i loro vissuti quotidiani e li apre ad una prospettiva futura dove possono trovare spazio scelte più durature. L’attenzione a tale “spiritualità” silenziosa, se da una parte esce dagli schemi abituali delle proposte educative ecclesiali, dall’altra potrebbe influenzare l’orientamento delle loro decisioni, se viene riconosciuta e valorizzata nel discernimento delle scelte quotidiane che fanno.
Infatti, a partire dalle loro risposte emerge che quanti hanno una positiva capacità di autocontrollo e di autoregolazione delle loro reazioni emotive, e soprattutto quanti hanno un atteggiamento più positivo nei confronti di una religiosità silente ma sottilmente incarnata nel quotidiano, tendono ad avere una migliore capacità di guardare con fiducia al futuro, consapevoli delle proprie competenze e sensibilità relazionali.
Prospettive di discernimento
psico-educativo
Accettare il confronto con questi giovani fortemente attaccati al presente, ma che nutrono grandi aspettative verso le conseguenze future delle loro scelte, è il compito educativo che attende la Chiesa e la vita consacrata. In particolare quando dalle incertezze delle loro esperienze attuali emerge il desiderio di una prospettiva che li proietti verso scelte di vita rispondenti ai loro desideri più profondi, sulla base di un positivo atteggiamento verso ciò che ha più valore per loro, nelle relazioni come nelle convinzioni religiose: è questo il terreno che i giovani sembrano privilegiare per il confronto educativo. Infatti, quelli che hanno un più elevato grado di consapevolezza di sé e delle competenze regolative che li abilitano a prendere decisioni concrete nella loro vita, sono più capaci di orientarsi verso un futuro più realistico e meno idealizzato.
Inoltre dalle ricerche presentate emergono con chiarezza dei fattori protettivi e preventivi che dovrebbero essere oggetto di attenzione per quanti si occupano di discernimento educativo, a partire dall’osservazione delle storie reali dei giovani.
Infatti, alcune strategie autoregolative e una concezione “prospettica” del senso della vita sono buoni predittori di un discernimento in evoluzione, dove i ragazzi imparano a decidere per il loro futuro, in continuità con la propria storia ma anche con una rafforzata consapevolezza degli effetti reali delle loro decisioni.
Un corretto bilanciamento tra le scelte attuali e le conseguenze future di tali scelte, soprattutto se fondate su motivazioni costruttive e su convinzioni di fede, potrebbe favorire livelli di progettualità e di autodeterminazione coerenti con una percezione valorizzante delle proprie capacità reali. Questo sarà possibile se i giovani si sentono accompagnati da «uomini e donne fedeli che comunichino la verità lasciandoli esprimere la loro concezione della fede e della vocazione», testimoni veri, capaci di guidarli con gli ideali che propongono ma anche con la loro umanità.
Giuseppe Crea, mccj
psicologo, psicoterapeuta