Dall'Osto Antonio
La visita del Papa a Nomadelfia
2018/6, p. 8
Ècominciata molto presto la giornata del 10 maggio scorso a Nomadelfia, comunità fondata da don Zeno Saltini (1900-1981), alle porte di Grosseto. Oltre 3000 persone, venute anche da fuori, attendevano il Papa partito in elicottero dall’eliporto del Vaticano alle 7.30. Tra loro il vescovo di Grosseto, monsignor Rodolfo Cetoloni.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
La visita del Papa a Nomadelfia
È cominciata molto presto la giornata del 10 maggio scorso a Nomadelfia, comunità fondata da don Zeno Saltini (1900-1981), alle porte di Grosseto. Oltre 3000 persone, venute anche da fuori, attendevano il Papa partito in elicottero dall’eliporto del Vaticano alle 7.30. Tra loro il vescovo di Grosseto, monsignor Rodolfo Cetoloni. «È un'emozione e una gioia», ha affermato, commentando l'arrivo del pontefice. «È come ricevere a casa la persona più cara. Questa attenzione che ha posto su Nomadelfia e su don Zeno Saltini ci richiama un po' tutti a guardare a questa persona e al messaggio che è stato come uomo, come credente e come babbo di questa storia di tanti figli di NN e anche con questa novità che ha creato nel suo tempo e continua a vivere oggi grazie a questo rifarsi totalmente al Vangelo e alla vita delle prime comunità cristiane. Il Vangelo, se preso sul serio e totalmente, diventa fecondo, crea nuove relazioni, ha questa capacità di permettere anche a quelli che Papa Francesco chiama gli "scarti", di trovare una famiglia».
Dopo l’arrivo, il Papa ha raggiunto in auto il cimitero. All’ingresso, è stata ascoltata la registrazione di un brano del testamento di don Zeno, quindi si è raccolto in preghiera sulla sua tomba e vi ha deposto una pietra con il proprio nome, che si è aggiunta alle pietre lasciate dagli abitanti di Nomadelfia. Uscendo dal cimitero, il Papa è passato davanti alle tombe dei primi membri della Comunità. Poi si è trasferito in auto al “Poggetto”. Qui ha incontrato il nucleo familiare, ha visitato la casa centrale e la cappellina all’interno della quale ha affidato a due famiglie due figli accolti con la formula in uso nella Comunità.
Al termine, il Papa ha raggiunto in auto la sala “Don Zeno” per l’incontro con la Comunità di Nomadelfia. Ad aprire la cerimonia è stato Francesco Matterazzo, presidente di Nomadelfia, con un breve discorso sulla figura e il messaggio di don Zeno. «Santo Padre – ha affermato – oggi le chiediamo di accompagnare in questo cambiamento epocale la piccola Nomadelfia perché possa essere fedele alla sua vocazione. Grazie per essere venuto» .
Dopo un momento di festa con recitazioni, canti e danze, il Papa ha pronunciato il seguente discorso:
«Cari fratelli e sorelle di Nomadelfia!
Sono venuto qui tra voi nel ricordo di don Zeno Saltini e per esprimere il mio incoraggiamento alla vostra comunità da lui fondata.... Nomadelfia è una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella.
Il vostro Fondatore si è dedicato con ardore apostolico a preparare il terreno alla semente del Vangelo, affinché potesse portare frutti di vita nuova. Cresciuto in mezzo ai campi delle fertili pianure dell’Emilia, egli sapeva che, quando arriva la stagione adatta, è il tempo di mettere mano all’aratro e preparare il terreno per la semina. Gli era rimasta impressa la frase di Gesù: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,62). La ripeteva spesso, forse presagendo le difficoltà che avrebbe incontrato per incarnare, nella concretezza del quotidiano, la forza rinnovatrice del Vangelo.
La Legge della fraternità, che caratterizza la vostra vita, è stato il sogno e l’obiettivo di tutta l’esistenza di don Zeno, che desiderava una comunità di vita ispirata al modello delineato negli Atti degli Apostoli: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (At 4,32). Vi esorto a continuare questo stile di vita, confidando nella forza del Vangelo e dello Spirito Santo, mediante la vostra limpida testimonianza cristiana.
Di fronte alle sofferenze di bambini orfani o segnati dal disagio, don Zeno comprese che l’unico linguaggio che essi comprendevano era quello dell’amore. Pertanto, seppe individuare una peculiare forma di società dove non c’è spazio per l’isolamento o la solitudine, ma vige il principio della collaborazione tra diverse famiglie, dove i membri si riconoscono fratelli nella fede. Così a Nomadelfia, in risposta a una speciale vocazione del Signore, si stabiliscono legami ben più solidi di quelli della parentela. Viene attuata una consanguineità con Gesù, propria di chi è rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo e secondo le parole del divino Maestro: “Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” (Mc 3,35). Questo speciale vincolo di consanguineità e di familiarità, è manifestato anche dai rapporti reciproci tra le persone: tutti si chiamano per nome, mai con il cognome, e nei rapporti quotidiani si usa il confidenziale “tu”.
Voglio sottolineare anche un altro segno profetico, un segno di grande umanità, di Nomadelfia: si tratta dell’attenzione amorevole verso gli anziani che, anche quando non godono di buona salute, restano in famiglia e sono sostenuti dai fratelli e dalle sorelle di tutta la comunità. Continuate su questa strada, incarnando il modello dell’amore fraterno, anche mediante opere e segni visibili, nei molteplici contesti dove la carità evangelica vi chiama, ma sempre conservando lo spirito di don Zeno che voleva una Nomadelfia “leggera” ed essenziale nelle sue strutture. Di fronte a un mondo che talvolta è ostile agli ideali predicati da Cristo, non esitate a rispondere con la testimonianza gioiosa e serena della vostra vita, ispirata al Vangelo.
Vi ringrazio tanto per il calore e il clima di famiglia con cui mi avete accolto. È stato un incontro breve ma carico di significato e di emozione; lo porterò con me, specialmente nella preghiera. Porterò i vostri volti: i volti di una grande famiglia col sapore schietto del Vangelo…
Grazie tante per l’accoglienza. E per i doni, che sono “doni di famiglia”, questo è molto importante: sono doni che vengono dal cuore, dalla famiglia, da qui; semplici, ma ricchi di significato.
Grazie tante! Grazie dell’accoglienza, della vostra gioia.
E andate avanti! ».