Cozza Rino
Riscoprire il fuoco delle origini
2017/6, p. 27
Una grande sfida in atto è la sopravvivenza delle organizzazioni nate con finalità apostoliche. Oggi qualcosa o molto sta cambiando. Da qui la domanda: come si pongono i religiosi e le religiose di fronte a questa sfida?

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Testimoni
.
Santi i pastorelli di Fatima Francesco e Giacinta
sotto un manto
di luce
Francesco e Giacinta Marto, i primi bambini non martiri ad essere proclamati santi. Testimoni delle verità del vangelo e della fede, messaggeri di pace, per una umanità riconciliata nell’amore.
«Abbiamo una Madre! Una “Signora tanto bella”, commentavano tra di loro i veggenti di Fatima sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa. E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: “Oggi ho visto la Madonna”. Essi avevano visto la Madre del cielo. Nella scia che seguivano i loro occhi, si sono protesi gli occhi di molti, ma… questi non l’hanno vista. La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità... Ma Ella, presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre». Così Papa Francesco ha cominciato l’omelia nella Messa di canonizzazione dei due pastorinhos de Fatima, Francisco (Francesco) e Jacinta (Giacinta). I due fratellini, ora proclamati santi, hanno avuto il grande dono di essere stati introdotti dalla Vergine stessa nel mare immenso della luce di Dio portandoli ad adorarLo; per questo, ha detto il Papa, «la presenza divina divenne costante nella loro vita, come chiaramente si manifesta nell’insistente preghiera per i peccatori e nel desiderio permanente di restare presso “Gesù Nascosto” nel Tabernacolo».
La breve vita di
Francesco e Giacinta
Agli inizi del XX secolo, Fatima era un semplice villaggio: nella zona centrale del Portogallo, sugli altipiani calcarei dell’Estremadura, ricordava con il suo nome, prima degli avvenimenti delle apparizioni, la figlia di Maometto, morta nel 633. Vicinissima a Fatima era la frazione di Aljustrel: lì nacquero Francisco e Giacinta Marto.
Francisco de Jesus Marto, nato l'11 giugno 1908, decimo figlio di Manuel Pedro Marto e Olimpia de Jesus, all'epoca delle apparizioni aveva nove anni; durante le apparizioni fu sempre insieme alla sorellina Giacinta e alla cugina Lucia dos Santos che poi consacrerà la sua vita e morirà a 98 anni, nel Carmelo di Coimbra, il 13 febbraio 2005. Nelle sue Memorie, Lucia descrive Francesco come un bambino silenzioso e solitario, spesso intento a suonare mentre le pecore andavano al pascolo. Ammalatosi durante la violenta epidemia di spagnola nel 1918, morì a Fatima il 4 aprile dell'anno seguente, il giorno dopo la sua prima comunione. Fu sepolto nel cimitero parrocchiale da dove il 13 marzo 1952, fu trasportato nella basilica della Cova da Iria, nella cappella al lato destro dell'altare maggiore dove tuttora si trova.
Due anni dopo la nascita di Francesco, l'11 marzo 1910, nacque Giacinta, undicesima figlia di Pedro e Olimpia; all'epoca delle apparizioni aveva sette anni. Di carattere mite, Giacinta era anche molto vivace, amava giocare e danzare. Morì, come aveva predetto loro la “Bella Signora”, il 20 febbraio 1920 nell'ospedale Dona Estefânia, a Lisbona, dopo una lunga e dolorosa malattia polmonare. Il 12 settembre 1935 la sua salma fu trasportata al cimitero di Fatima, vicino alla tomba del fratellino. Il 1º maggio 1951 i resti mortali di Giacinta, il cui viso fu trovato incorrotto, furono portati nella basilica della Cova da Iria, nella cappella laterale, a sinistra dell'altare maggiore.
Il 13 maggio 2000 fu il papa Giovanni Paolo II, a Fatima, a proclamare beati i due pastorelli della famiglia Marto.
Le apparizioni
dell'angelo della pace
Nella primavera del 1916, Francesco, Giacinta e la cugina Lucia, stavano pascolando il gregge nella Loca do Cabeço (presso Aljustrel, zona sassosa tra lecci e ulivi e alcune grotte), quando vedono avvicinarsi una figura che suor Lucia descriverà nelle sue memorie come «un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo, e d’una grande bellezza». «Arrivando presso di noi, disse: – Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me. E inginocchiandosi per terra, piegò la testa fino a toccare il suolo, e ci fece ripetere tre volte queste parole: – Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Ti amo! Ti domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano, e non Ti amano. Poi, alzandosi, disse: – Pregate così. I cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche. Le sue parole restarono talmente impresse nella nostra mente che mai più le dimenticammo. E da quel giorno passavamo lungo tempo, così prostrati, ripetendole, certe volte, fino a cadere di stanchezza».
Riapparso nuovamente nell'estate del 1916, si rivelò come angelo protettore del Portogallo, chiedendo ai tre pastorelli di fare sacrifici per la salvezza della loro patria, devastata dalle guerre civili. Successivamente i bambini non ebbero più visioni fino a quelle del 1917 a Cova da Iria.
Le apparizioni
della Madonna
Dopo tre apparizioni della Vergine Maria, verificatesi durante il XIX secolo a La Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Castelpetroso nel 1888, la Madonna riappare nel 1917 proprio a Fatima. Il 13 maggio di quell’anno, mentre i tre pastorelli sorvegliano il gregge, vedono un lampo improvviso, come presagio di un temporale imminente. Preoccupati per le loro pecore, i pastorelli decidono così di avviarsi verso casa. Ma «quando arrivammo ad un grande leccio a metà strada dal pendio, la luce sfolgorò ancora. Pochi passi più avanti scorgemmo una bella Signora vestita di bianco, ritta sopra un leccio, vicino a noi. Era più luminosa del sole... Colpiti da stupore, ci arrestammo davanti a questa visione. Quindi la Signora disse: «Non abbiate paura, non vi farò del male»… «Di dove venite, Signora?» «Vengo dal cielo» … Inizia così un dialogo spirituale nel quale Lucia è l’unica a parlare, Giacinta ascolta soltanto e Francesco vede, ma non sente le parole.
La Signora chiede ai tre pastorelli di recarsi in quello stesso luogo il tredici di ogni mese, per sei mesi consecutivi, fino al 13 ottobre, invitandoli a pregare il rosario perché la prima guerra mondiale possa finire e i soldati, fra i quali il fratello di Lucia, possano ritornare alle loro famiglie. Di apparizione in apparizione si fa insistente l’esortazione alla preghiera come via per la «salvezza delle anime» e il richiamo alla penitenza e alla conversione.
Quel 13 maggio 1917, ritornata a casa, Giacinta non riesce a trattenere il segreto, provocando però l’incredulità della mamma e i dubbi del parroco.
Nonostante le difficoltà a essere creduti ed ascoltati, «dopo le apparizioni, la vita di Francesco e Giacinta si trasforma. Poco a poco i due bambini si vanno configurando con Cristo, ciascuno a suo modo. Francesco sviluppa il gusto di essere solo con Dio: lo vediamo nei monti, ritirato a pregare; o va nella chiesa parrocchiale a passare ore e ore davanti al Santissimo Sacramento. Anche Giacinta vive una conversione molto pronunciata: dopo le apparizioni, il centro della sua vita si sposta in Dio negli altri, per aver visto la sofferenza nella visione dell’inferno», riportata testualmente dagli scritti di suor Lucia.
Intanto anche la notorietà del luogo va crescendo. Il 3 novembre 1917 il vicario generale di Lisbona mons. Jão Evangelista de Lima Vidal ordina una prima inchiesta, condotta dal canonico della cattedrale Manuel Nunes Formigão che diventerà poi il primo storico di Fatima: interrogando i bambini, rimane profondamente colpito dalla loro semplicità e innocenza. Nel 1919, davanti al grande flusso di pellegrini che si recavano a Cova da Iria, don José Alves Correia da Silva, vescovo della Diocesi di Leiria-Fatima, costituisce una commissione per iniziare le indagini canoniche ufficiali. Dopo lunghi dibattiti, con la conoscenza e il consenso di papa Pio XI, nell'ottobre del 1930, il vescovo annuncia i risultati dell'inchiesta in una lettera pastorale:
1 – Dichiariamo degne di credenza, le visioni dei bambini pastori della Cova da Iria, avvenute nella parrocchia di Fatima, in questa diocesi, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917.
2 – Permettiamo ufficialmente il culto della Madonna di Fatima.
Nell'ottobre del 1942, in risposta a un messaggio inviatogli da suor Lucia nel 1940, Pio XII consacra il mondo al Cuore Immacolato di Maria.
Il 13 maggio 1982 a Fatima, papa Giovanni Paolo II consacra e affida a Maria il mondo e in particolare «quegli uomini e quelle nazioni che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno».
Il messaggio profetico
di Fatima
Innanzitutto il senso della visione dei pastorelli di Fatima non è quello di mostrare un film su un futuro irrimediabilmente fissato, ma di insegnarci che abbiamo nella Madre del Signore il più potente degli intercessori, e che fede, preghiera e conversione sono l’unica difesa alle innumerevoli insidie del peccato e del male nel mondo.
Il card. Ratzinger, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel suo commento teologico al messaggio di Fatima, scriveva che nel "segreto" la via della Chiesa viene descritta come «una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata in questa immagine la storia di un intero secolo, secolo dei martiri, secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà». Diversi Papi, cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le sofferenze del loro tempo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse sulla via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei martiri. Scrive ancora Ratzinger: «Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13 maggio 1981 si fece portare il testo della terza parte del "segreto", riconoscervi il suo proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: «fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte» (13 maggio 1994). Che qui una “mano materna” abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una volta che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni».
Parole rafforzate da papa Francesco nell’omelia per la canonizzazione di Francesco e Giacinta: «Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarle i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e le persone con disabilità, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati. Preghiamo Dio con la speranza che ci ascoltino gli uomini; e rivolgiamoci agli uomini con la certezza che ci soccorre Dio. Egli infatti ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno. Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita. «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24): lo ha detto e lo ha fatto il Signore, che sempre ci precede. Quando passiamo attraverso una croce, Egli vi è già passato prima. Così non saliamo alla croce per trovare Gesù; ma è stato Lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la Luce».
Quella luce cui già ci richiamava il card. Ratzinger a conclusione del suo commento teologico al messaggio di Fatima: «Che cosa significa per noi, oggi, “il Mio Cuore Immacolato trionferà”? «Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio, è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore; grazie a questo «Sì» Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa».
Anna Maria Gellini