Stahlhofen Stefanie
Intervista al card. Ravasi: la donna nella Chiesa
2017/4, p. 22
Penso che un diaconato femminile sia possibile. Ma naturalmente su questo occorre discutere, la tradizione storica è molto complessa. In linea generale penso che fissarsi continuamente sul sacerdozio alle donne sia qualcosa di clericale. Perché non cominciamo a parlare di altre importanti funzioni delle donne nella Chiesa? Per esempio, della guida di una parrocchia, dal punto di vista strutturale. Oppure del settore della catechesi, del volontariato, delle finanze, della progettazione architettonica, della organizzazione.

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Intervista al card. Ravasi: LA DONNA NELLA CHIESA
Il pontificio Consiglio della cultura è attivo in molti campi: quello del cortile dei gentili per il dialogo con i non credenti, per esempio, viene organizzato in molti luoghi. Potrà avvenire anche in Cina?
Prima dobbiamo lasciare che il Segretario di Stato svolga il suo lavoro. I rapporti devono stabilizzarsi. Io ricevo spesso delle visite di professori di Pechino, Shangai che mi invitano per delle conferenze nelle loro università. Ma finora non c’è stato nessun seguito. Potrà forse avvenire con il mio successore, ci vuole ancora del tempo. Bisogna che si chiarisca il problema delle nomine dei vescovi, quello della situazione della chiesa cattolica di Stato e della cosiddetta chiesa sotterranea... Quando ciò sarà risolto, si può ipotizzare anche un viaggio del papa in Cina.
E come siamo messi per quanto riguarda le donne in Vaticano? Lei ha introdotto per la prima volta una Consulta tutta femminile nel suo Consiglio...
Sì, 35 donne di provenienza e formazione diversa. Una professoressa universitaria, come anche una madre, due musulmane, una ebrea, non credenti, donne del settore della moda, giornaliste. È un bel miscuglio multicolore. Qui nel Consiglio io ho delle donne tuttavia solo nel settore amministrativo. Le consultrici devono, da una parte, avanzare delle proposte per l’autorità vaticana. In secondo luogo, cosa a mio parere ancora più importante, devono leggere tutto e valutare ciò che noi qui facciamo – da un punto di vista femminile, anche critico. Le donne vedono molte cose in maniera diversa dagli uomini. Esse collaborano anche nel preparare l’assemblea plenaria e chi può, potrà parteciparvi. Io spero che il nostro modello sia un esempio per gli altri Consigli pontifici.
I critici dicono che finora ci sono delle consultrici donne soltanto nel pontificio Consiglio della cultura, perché la cultura non ha un ruolo tanto importante in Vaticano...
O perché il campo della cultura è più aperto e là si può fare quello che si vuole! (ride...). So naturalmente che qui è più facile provare qualcosa. Nella Congregazione per la Dottrina della fede, per esempio, sarebbe più difficile. Ci sono tuttavia molte teologhe qualificate che ora finalmente sono presenti nelle Commissione teologica. C’è in genere il rischio che le donne siano viste da molti soltanto come un “cosmetico”. Secondo l’espressione usata dal papa, ci deve essere anche una certa “quota di donne”, altrimenti sorgono delle lamentele. Anche il concetto “genio femminile” di Giovanni Paolo II ad alcuni non è piaciuto.
Naturalmente corro anch’io un rischio. Se, per esempio, una consultrice dicesse di essere favorevole all’ordinazione sacerdotale – e a mio parere è legittimo che possa esprimere la sua opinione – probabilmente leggeremmo poi a grandi titoli: il cardinal Ravasi ha proposto l’ordinazione sacerdotale delle donne. Questa ambiguità nella comunicazione e nei media è attualmente un grosso problema.
Quali possibilità vede per le donne nella Chiesa cattolica?
Penso che un diaconato femminile sia possibile. Ma naturalmente su questo occorre discutere, la tradizione storica è molto complessa. In linea generale penso che fissarsi continuamente sul sacerdozio alle donne sia qualcosa di clericale. Perché non cominciamo a parlare di altre importanti funzioni delle donne nella Chiesa? Per esempio, della guida di una parrocchia, dal punto di vista strutturale. Oppure del settore della catechesi, del volontariato, delle finanze, della progettazione architettonica, della organizzazione. Perché non si possono affidare queste cose alle donne? Così pure negli uffici amministrativi vaticani ci potrebbe essere una maggiore presenza delle donne, anche a livelli più alti. L’ha detto anche il Papa. Naturalmente ciò non avverrà subito.
Non tutto quello che il Papa dice è accolto positivamente. Di recente, per la prima volta, sono stati affissi dei manifesti critici contro il Papa a Roma, e anche una edizione spregiativa falsificata del giornale vaticano...
Penso che dietro ci siano degli “ultracattolici”. Si tratta di piccole minoranze. Ma sono molto abili nel servirsi dei mezzi di comunicazione per far sì che tutti ne parlino. Guardi le pagine internet di questi ultratradizionalisti: dal punto di vista tematico, teologico, intellettuale sono estremamente povere. Spesso si tratta anche di banalità. Ma tecnicamente sono in genere fatte bene, e in questo si potrebbe anche imparare qualcosa da loro. E del resto già Georg Christoph Lichtenberg diceva: «È quasi impossibile reggere la fiaccola della verità in mezzo a una ressa, senza bruciare la barba a qualcuno»