Tosolini Tiziano
Silenzio: le persecuzioni in Giappone da Endo¯ a Scorsese
2017/2, p. 11
Lo scorso 30 novembre, in occasione dell’anteprima in Vaticano del suo ultimo film, Silence, il regista Martin Scorsese ha incontrato papa Francesco. Il film, uscito nelle sale italiane il 12 gennaio, è tratto dall’omonimo romanzo di Shu¯ saku Endo¯ (1966), ed è ambientato nel Giappone degli shogun Tokugawa e delle loro durissime persecuzioni contro i convertiti alla fede cristiana. Tiziano Tosolini – direttore del Centro studi asiatici dei missionari saveriani a Osaka – ha recentemente pubblicato con le EDB un volume dedicato al romanzo di Endo¯ e alla persecuzione dei missionari in Giappone.

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Silenzio: le persecuzioni in Giappone da Endō a Scorsese
Lo scorso 30 novembre, in occasione dell’anteprima in Vaticano del suo ultimo film, Silence, il regista Martin Scorsese ha incontrato papa Francesco. Il film, uscito nelle sale italiane il 12 gennaio, è tratto dall’omonimo romanzo di Shūsaku Endō (1966), ed è ambientato nel Giappone degli shogun Tokugawa e delle loro durissime persecuzioni contro i convertiti alla fede cristiana. Tiziano Tosolini – direttore del Centro studi asiatici dei missionari saveriani a Osaka – ha recentemente pubblicato con le EDB un volume dedicato al romanzo di Endō e alla persecuzione dei missionari in Giappone. Ne riprendiamo di seguito l’introduzione.
«Nel suo paese», scrive Ferdinando Castelli, «Shūsaku Endō è stato tra gli scrittori del Novecento più letti e più tradotti in Occidente, per oltre trent’anni è stato nella lista dei best sellers con romanzi, drammi e saggi nei quali ha affrontato tematiche inconsuete per la mentalità giapponese, come peccato, redenzione, cristologia, ecclesiologia, evangelizzazione».[1]
Di fatto, Endō Shūsaku (definito il «Graham Green giapponese») è stato uno scrittore cattolico che fin dagli esordi della sua carriera si è posto come tema principale della sua produzione letteraria il rapporto tra Cristianesimo e pensiero giapponese, tra Oriente e Occidente. Un rapporto, questo, sempre instabile e irrequieto che Endō ha vissuto personalmente, ancor prima che da un punto di vista letterario.
Il romanzo storico Silenzio (1966), di cui si celebra quest’anno il cinquantesimo di pubblicazione, rappresenta certamente una testimonianza eloquente di questa fonte d’ispirazione letteraria dello scrittore.[2] Con Silenzio, romanzo considerato da molti come una delle sue opere più riuscite, Endō ha raggiunto un elevatissimo grado di comprensione non solo del cristianesimo, ma anche, e più in profondità, di tutte quelle trasformazioni che esso dovrebbe apportare al suo interno se esso desidera davvero mettere radici nella «palude» del Giappone.
Ambientato durante il tormentato periodo delle persecuzioni dei cristiani, il romanzo ripercorre la vicenda di alcuni missionari (tra cui spicca la figura di p. Rodrigues) che, malgrado il divieto di entrare nel Paese, decidono di andare a rintracciare il loro venerato maestro p. Ferreira, di cui è giunta voce in Europa che avesse abiurato sotto tortura. Approdati clandestinamente in Giappone, i missionari si trovano subito a convivere con la paura di essere scoperti e, allo stesso tempo, diventano testimoni delle tremende prove che i cristiani stanno subendo a causa della loro adesione alla fede cristiana.
È qui che sorge subito il primo, grande, interrogativo del romanzo: quello del silenzio di Dio dinnanzi alla sofferenza del credente. Se Dio esiste, perché questo suo enigmatico silenzio, perché questa sua misteriosa indifferenza, questo suo starsene con le braccia conserte senza far nulla per aiutare coloro che credono in lui?
A questa prima tematica, ne fa seguito subito un’altra, altrettanto cruciale e decisiva: la teologia occidentale, su cui si erano formati i missionari giunti in Giappone, si dimostra insufficiente (o inadeguata) non solo per interpretare le persecuzioni sofferte dai cristiani, ma anche per placare tutti quei dubbi di fede che iniziano gradualmente ad assediare l’animo degli evangelizzatori stessi. Come afferma Martin Scorsese, il regista che del romanzo di Endō ne ha tratto il film omonimo: «Il romanzo di Endō affronta il mistero della fede cristiana, e per estensione il mistero stesso della fede. Rodrigues impara, un po’ alla volta, che l’amore di Dio è più misterioso di quanto conosca, che Egli concede molto più alle vie dell’uomo di quanto siamo disposti ad ammettere, e che Egli è sempre presente… anche nel silenzio. Che ruolo sto svolgendo, si chiede Rodrigues? Perché sono tenuto in vita? Quando arriverà il mio martirio? Ovviamente, esso non arriva. Il che significa che egli ricoprirà un ruolo molto diverso da quello che si aspettava di svolgere. Egli non seguirà le orme del Signore. Percorrerà un sentiero molto meno nobile, e perciò il suo ruolo risulterà essere molto diverso. Questa è la consapevolezza più dolorosa di tutte».[3]
L’idea di un Dio vittorioso, onnipotente, ma isolato dalle vicende umane, viene così ad essere gradualmente sostituita dall’immagine di un Cristo kenotico, dal volto materno, che si pone accanto alle persone e ne condivide la sofferenza — sia essa quella dei credenti perseguitati, o quella dei missionari costretti a scegliere se abiurare o meno per salvare altre persone poste sotto tortura.
Con questo romanzo, Endō vuole così sottolineare non solo l’universalità del Cristianesimo e le sfide a cui esso è chiamato a rispondere nell’incontro con la spiritualità e la cultura giapponese, ma intende anche «scavare nel cuore dell’uomo alla ricerca di quelle componenti universali che trovano nel Cristianesimo la loro espressione più autentica e fondare su di essi la forza dell’evangelizzazione».[4]
Tiziano Tosolini
da SettimanaNews n.49 /2016
1] F. Castelli, «Quando la letteratura si ispira alla teologia», in Communio (2001)179, 34.
[2] Silenzio fu pubblicato in giapponese nel 1966 dall’editrice Shinchōsha; è stato tradotto in inglese nel 1969 dal gesuita W. Johnston per la Sophia University & Tuttle, ed è uscito per la prima volta in lingua italiana nel 1972, presso l’editrice Nippon Printing, con una traduzione dal giapponese a cura del missionario francescano Bonaventura G.Tonutti. Nel 1966 (lo stesso anno della sua pubblicazione) il romanzo ha ricevuto il Premio Tanizaki che è ritenuto, insieme al Premio Akutagawa, uno tra i più importanti riconoscimenti letterari del Giappone.
[3] M. Scorsese, «Afterword», in M.W. Dennis – D.J.N. Middleton, Approaching Silence. New Perspectives on Shūsaku Endö’s Classic Novel, Bloomsbury Academic, New York-London 2015, 398.
[4] F. Castelli, «Un “thrilling” teologico. Silenzio di Shūsaku Endō», in La Civiltà Cattolica (1973)2961, 235.