Kaladich Virginia
Continuare ad arare il campo
2017/12, p. 29
In questi ultimi mesi ci sono stati eventi ecclesiali di grande rilevanza per l’educazione e la scuola e in modo particolare per la scuola paritaria cattolica. Tra questi ne ricordiamo alcuni.

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Testimoni
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La scuola cattolica oggi
CONTINUARE
AD ARARE IL CAMPO
In questi ultimi mesi ci sono stati eventi ecclesiali di grande rilevanza per l’educazione e la scuola e in modo particolare per la scuola paritaria cattolica. Tra questi ne ricordiamo alcuni.
Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. ... Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. … La scuola ci insegna a capire la realtà. E questo è bellissimo! ... Ma se uno ha imparato a imparare, – è questo il segreto, imparare ad imparare! – questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani.” (Discorso del Santo Padre Francesco al mondo della scuola italiana - Piazza San Pietro, 10 maggio 2014)
Un incipit per affermare che tutta la scuola, statale o paritaria che sia, è importante perché il suo focus è la persona da accompagnare nella sua storia di crescita e di apprendimento. Dove c’è una scuola ci sono adulti con un grande compito di responsabilità: il futuro delle nuove generazioni!
In Italia, dal 2000 con la Legge 62, abbiamo il Sistema nazionale di istruzione composto da Scuola pubblica statale e Scuola pubblica paritaria: né avversari, né antagonisti! È scuola!
La scuola paritaria
cattolica
Qui vogliamo parlare, in modo particolare, della scuola paritaria cattolica.
In questi ultimi mesi ci sono stati eventi ecclesiali di grande rilevanza per l’educazione e la scuola e in modo particolare per la scuola paritaria cattolica. Tra questi ne ricordiamo alcuni.
La 48a Settimana Sociale a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 è stata una bella esperienza di Chiesa che ha sottolineato che il lavoro “buono” ha bisogno di una scuola “buona” che educhi cittadini alla libertà, alla creatività, alla partecipazione e alla solidarietà. In questo, la scuola cattolica sente forte l’esigenza di ribadire l’importanza della formazione integrale della persona che ponga attenzione all’aspetto spirituale, intellettuale e operativo. Inoltre, è incoraggiata a favorire sempre più l’avvicinarsi della scuola al mondo del lavoro attraverso l’orientamento, come dimensione dell’educazione, la vicinanza al territorio, l’alternanza scuola/lavoro e la formazione professionale.
La scuola cattolica coglie e fa proprie le sollecitazioni emerse nel lavoro di Cagliari, forte della propria esperienza e tradizione, consapevole di aver dato e di continuare a dare un importante contributo perché scuola libera e portatrice di una visione di uomo che ricava dall’antropologia cristiana e una visione di società che attinge dalla dottrina sociale della Chiesa.
Quali riflessioni e quale impegno, come scuola, possiamo raccogliere dalla quarantottesima settimana sociale per un lavoro “libero, creativo, partecipativo e responsabile”?
Raccogliamo qualche “sfida”:
– alla scuola, e alla scuola cattolica in particolare, un appello ad un rinnovato impegno a mantenere alta la propria qualità e a sapersi rinnovare, cogliendo i cambiamenti culturali e sociali;
– alla comunità ecclesiale, un invito a riscoprire la scuola cattolica nella sua dimensione comunitaria ed ecclesiale tanto importante per il futuro della persona e della società;
– alla comunità civile, il riconoscimento alla scuola paritaria (quindi anche alla scuola cattolica) del valore del servizio prestato e l’adeguato sostegno come richiede la logica di un sistema pubblico integrato.
XIX Rapporto
sulla scuola cattolica
Un altro evento importante, a Roma il 24 ottobre u.s., la presentazione del XIX Rapporto sulla scuola cattolica in Italia, dal titolo Il valore della parità, curato dal Centro Studi per la scuola cattolica (Editrice ELS La Scuola-Morcelliana). Il Rapporto si divide in tre parti che vanno progressivamente dalle questioni teoriche più generali alla documentazione di esperienze particolari.
La prima parte, dal titolo Un sistema nazionale di scuole statali e paritarie, è dedicata alle trasformazioni della domanda educativa e ai ritardi del nostro sistema nazionale di istruzione nei suoi legami costitutivi tra autonomia e parità. Si mette a fuoco il rinnovamento che può venire da un progetto educativo davvero costruito sulle nuove generazioni.
La seconda parte, La parità incompiuta: regole e costi, è a sua volta divisa in tre sezioni. Esamina i modelli gestionali delle scuole paritarie e le soluzioni possibili per il sostegno delle scuole paritarie (costo standard, buono scuola, convenzioni, agevolazioni fiscali per le famiglie). Analizza la legislazione sulla parità in relazione alla sua applicazione, alla giurisprudenza italiana ed europea che vi si riferisce e alle linee di tendenza della legislazione più recente. Infine, cerca di studiare i costi del sistema scolastico statale e paritario. Alle buone pratiche educative e gestionali è dedicata la terza parte Dal generale al particolare: esperienze di parità.
Il Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Nunzio Galantino, nell’incontro di presentazione, introduceva con queste parole: «Il Rapporto di quest’anno del Centro Studi per la Scuola Cattolica reca un titolo sul quale vale la pena soffermarsi un attimo con attenzione: Il valore della parità. Il titolo gioca intenzionalmente sull’ambiguità del concetto di valore, interpretabile in termini materiali ed economici oppure in termini più ideali. Credo che sia giusto tenere insieme i due significati del termine, perché non si può ridurre tutto a una questione di soldi, né si può fare solo un discorso teorico sui benefici del pluralismo educativo senza fare i conti con i costi di un tale sistema. Il Rapporto ci consente di tenere uniti i due aspetti, evitando letture unilaterali o parziali. E mi sembra che tra i due versanti del problema debba essere la dimensione ideale a prevalere su quella materiale».
Certamente la dimensione ideale è quella che ha ispirato i tanti Fondatori di molte Congregazioni a porre l’attenzione sull’educazione e sull’istruzione, dando vita alle scuole cattoliche per rispondere ai bisogni della gente laddove lo Stato non era in grado di intercettarli.
Gli istituti religiosi, dalla metà del 1500 in poi, hanno istituito luoghi di educazione ed istruzione. Ne citiamo solo alcuni: i Barnabiti, le Benedettine, le Collegine, le Figlie di Maria Ausiliatrice, le Figlie di San Giuseppe, le varie famiglie Francescane, i Fratelli delle scuole cristiane, i Gesuiti, i Rogazionisti, i Salesiani, gli Scolopi (da poco hanno celebrato i 400 anni delle Scuole Pie di Frascati), i Somaschi, le Sorelle della Misericordia, le Suore e le Figlie della carità e tantissimi altri.
I fondatori di tante scuole hanno aperto i battenti nelle periferie e quasi sempre in assoluta mancanza di mezzi. Avevano un unico grande ideale: offrire una buona educazione e istruzione in modo gratuito con particolare attenzione ai più poveri. Una scuola per tutti!
Le scuole cattoliche sono nate per rispondere alle necessità di una comunità civile, sono state le prime a dare educazione a tutti, per questo, quando chiude un istituto, è la storia di anni o addirittura di secoli che rischia di sparire!
Gli attuali gestori delle scuole cattoliche e dei centri di formazione professionale di ispirazione cristiana sono i custodi del carisma educativo avviato dai fondatori delle rispettive congregazioni. Nei nostri tempi, in cui le forze di molte famiglie religiose sembrano ridursi, il testimone di questa impresa educativa è stato meritoriamente raccolto da tanti laici, che si impegnano a tenere vivo un carisma e a formare le nuove generazioni.
In Italia
c’è libertà di scelta?
Ma oggi, in Italia, c’è ancora un futuro per le scuole cattoliche? C’è libertà di scelta?
Papa Francesco nell’Amoris Laetitia, al n. 84, sottolinea il diritto di ogni famiglia di poter scegliere l’educazione che vuole offrire ai propri figli: «Mi sembra molto importante ricordare che l’educazione integrale dei figli è “dovere gravissimo” e allo stesso tempo “diritto primario” dei genitori. Non si tratta solamente di un’incombenza o di un peso, ma anche di un diritto essenziale e insostituibile che sono chiamati a difendere e che nessuno dovrebbe pretendere di togliere loro. Lo Stato offre un servizio educativo in maniera sussidiaria, accompagnando la funzione non delegabile dei genitori, che hanno il diritto di poter scegliere con libertà il tipo di educazione – accessibile e di qualità – che intendono dare ai figli secondo le proprie convinzioni. La scuola non sostituisce i genitori bensì è ad essi complementare. Questo è un principio basilare: “Qualsiasi altro collaboratore nel processo educativo deve agire in nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, anche su loro incarico”».
La libertà di scelta, per essere effettiva, deve far in modo che la famiglia sia in grado di optare per quella scuola che, per la sua mission, riconosce vicina ai suoi ideali e ai suoi principi educativi, senza nessun condizionamento economico.
Nel giugno 2017 il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica della CEI, organismo che riunisce tutte le Associazioni operanti nel mondo della scuola cattolica, ha pubblicato un importante documento dal titolo Autonomia, parità e libertà di scelta educativa. In esso si riconosce che in Italia, negli ultimi anni, sono stati fatti alcuni passi ma ancora pochi per una vera parità, c’è ancora molta strada da percorrere per realizzare un sistema davvero “nazionale” ed una parità davvero equa.
Il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, nel su indicato documento, ha raggiunto una posizione unitaria sulla situazione del sistema italiano di istruzione e formazione che rimane incompiuto sotto diversi aspetti:
– è incompiuta l’autonomia, che ancora risulta sotto una forte tutela dell’amministrazione statale che fissa i confini per l’esercizio dell’autonomia stessa e fornisce solo a una parte del sistema nazionale gli strumenti per realizzarla;
– è incompiuta la parità, che a 17 anni dalla legge istitutiva è ancora solo una dichiarazione nominale: una parità giuridica non accompagnata da una parità economica è una parità formale e non sostanziale;
– incompiuta la libertà di scelta educativa, che troviamo in tutti i documenti internazionali e nella Costituzione italiana, ma che risulta essere solo un enunciato teorico non accompagnato da strumenti concreti che rendano effettivo questo diritto.
È in gioco innanzitutto il diritto dei genitori a scegliere l’educazione scolastica più consona per i propri figli, senza dimenticare le famiglie in cui ci sono ragazzi disabili che sono ulteriormente penalizzate nella loro libertà di scelta.
E i lavoratori? Se chiude una scuola, molte persone perdono il proprio lavoro, ma i sindacati sembrano occuparsi meno della realtà-scuola paritaria.
Il 25 novembre 2017 a Verona, nell’importante Convention delle scuole paritarie, alla presenza del cardinal Gualtiero Bassetti e della ministra Valeria Fedeli sono stati sottolineati i grandi sforzi della scuola cattolica per continuare le attività di formazione delle nuove generazioni.
Ci saranno nel prossimo futuro le stesse forze e condizioni per permettere alle famiglie di esercitare la libertà di scelta in un sistema pluralistico?
La scuola unica non è libertà! Potrebbe essere interessante valutare di chiudere le scuole paritarie solo quando le famiglie, dopo essere state pienamente informate e messe economicamente nelle condizioni di scegliere, non le scegliessero più.
Continuiamo ad arare il campo dell’educazione per seminare speranza nelle nuove generazioni!
Virginia Kaladich – Presidente nazionale FIDAE