Nel cuore della Chiesa per la vita del mondo
2016/11, p. 16
Le 170 partecipanti, tra le quali anche consacrate
provenienti dalla Francia, dall’isola di Malta e dalla
Finlandia, hanno analizzato il carisma dell’Ordo virginum alla
luce della costituzione Lumen gentium del Concilio
Vaticano II.
Incontro annuale dell’Ordo Virginum a Sacrofano
NEL CUORE DELLA CHIESA
PER LA VITA DEL MONDO
Le 170 partecipanti, tra le quali anche consacrate provenienti dalla Francia, dall’isola di Malta e dalla Finlandia, hanno analizzato il carisma dell’Ordo virginum alla luce della costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II.
Negli ultimi decenni la comprensione dell’identità e della missione della consacrata dell’Ordo virginum dentro la Chiesa italiana ha gradualmente acquisito una buona considerazione a livello culturale, e di conseguenza una crescente attenzione da parte di molte comunità diocesane, anche se questi risultati non sono condivisi nella stessa misura da ogni Chiesa locale. Di questo impegno si sono fatte carico innanzitutto le consacrate dell’Ordo che da circa trent’anni organizzano annualmente un Incontro nazionale, tappa preziosa nel cammino di approfondimento su questa esperienza di vita consacrata che affonda le sue radici agli albori del Cristianesimo. Quest’anno le 170 partecipanti, tra le quali anche consacrate provenienti dalla Francia, dall’isola di Malta e dalla Finlandia, hanno analizzato il carisma dell’Ordo virginum alla luce della costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II. È terminato, così, il percorso di studio delle quattro costituzioni conciliari iniziato nel 2013, con la Gaudium et spes, proseguito nel 2014 con la Sacrosanctum concilium e lo scorso anno con la Dei Verbum.
Il tema
dell’incontro
“Nel cuore della Chiesa per la vita del mondo”: è stato il titolo scelto per l’Incontro dell’Ordo virginum delle diocesi italiane vissuto, dal 25 al 28 agosto, presso la Fraterna Domus di Sacrofano (Roma).
Sponsalità con Cristo, legame alla chiesa locale e presenza nel mondo sono i tratti peculiari di questa vocazione, fiorita in 117 diocesi italiane da quando il Concilio ha ripristinato l’antico rito di consacrazione, promulgato nel 1970 da Paolo VI. Attualmente, sono circa settecento le donne che hanno emesso il proposito di castità nelle mani del vescovo, scegliendo di seguire Gesù povero, casto e obbediente nell’ordinarietà di una vita intessuta di lavoro, relazioni sociali ed ecclesiali.L’Incontro nazionale, occasione per analizzare il significato della presenza della consacrata dell’Ordo “nel cuore della Chiesa” e la sua missione per “la vita del mondo”, ha offerto un programma ricco di momenti di preghiera, studio, confronto e fraternità.
Nutrita e paterna la presenza dei vescovi, segno dell’attenzione pastorale nei confronti di questa realtà ecclesiale, le celebrazioni liturgiche sono state presiedute da mons. Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, mons. Raffaello Martinelli, vescovo della diocesi Tuscolana, mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma, mons. Romano Rossi, vescovo della diocesi di Civita Castellana, p. Agostino Montan, già delegato per l’Ordo Virginum di Roma, e don Giuseppe Capsoni, docente di diritto canonico.
«La Chiesa di Roma vi accoglie con gioia»: con quest’affettuoso benvenuto, mons. Giuseppe Marciante ha salutato le donne consacrate e in formazione presenti. «Voi siete un segno concreto della Chiesa sposa che attende lo Sposo e anticipate l’esperienza della vita futura», ha sottolineato il prelato, affidando un compito speciale alle numerose partecipanti: «mettete sempre nel cuore della Chiesa la nostalgia dell’Amato».
L’approfondimento teologico è stato affidato a Serena Noceti, docente di ecclesiologia e antropologia teologica, che ha tenuto una relazione su “Identità e vita dell’Ordo virginum. Una lettura a partire dalla Lumen gentium” e dall’allora vescovo di Crema, e attuale vescovo di Como, Oscar Cantoni, membro della Commissione Cei per il clero e la vita consacrata e suo delegato per l’Ordo virginum. Oggetto del suo intervento, la Nota pastorale “L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia”.
Quali sono l’identità e la missione della vergine consacrata? Cosa può dire alla Chiesa e al mondo di oggi la scelta pubblica di una vita completamente dedicata al Signore nella quotidianità di un’esistenza ordinaria? A questi interrogativi ha cercato di rispondere Serena Noceti nella sua riflessione densa di riferimenti biblici e magisteriali. La teologa ha ricordato come la restituzione dell’Ordo virginum si radica nell’evento conciliare e nel ripensamento complessivo della vita ecclesiale, la missione, le forme celebrative, le dinamiche della vita e della partecipazione. Partire dal Vaticano II è dunque essenziale per comprendere la specificità dell’Ordo virginum. Un’ecclesiologia che ritorna alle sue fonti vitali, al Nuovo Testamento che rilegge le tradizioni, ma allo stesso tempo desidera operare un ripensamento complessivo. «Guida i padri del concilio la consapevolezza che il modello tridentino di Chiesa cominciava a mostrare i suoi limiti sia dal punto di vista socio religioso sia dal punto di vista della riflessione teologica. Il ripensamento dal quale l’Ordo virginum rinasce è la consapevolezza che la Chiesa esiste per mantenere nella storia l’annuncio del vangelo, la memoria di Gesù fino al suo ritorno». Dunque una Chiesa che si ripensa non più al centro di tutto, ogni ecclesiocentrismo viene bandito dalla Lumen gentium, ma si ripensa al servizio del regno che viene nella storia. La Chiesa si considera come piccolo gregge, come germe, piccola parte dell’umanità che accoglie la venuta del regno di Dio.
«Altro elemento importante – ha spiegato la Noceti – è il recupero della Chiesa locale dopo secoli in cui la prospettiva era stata universalistica, guardava la Chiesa intera ovunque diffusa e le diocesi come parte di quest’universalità». Ultimo passaggio chiave è la riscoperta del sacerdozio comune, «ciascuno con il battesimo partecipa del sacerdozio di Cristo, si tratta di un sacerdozio della vita, che è il dono di noi stessi per amore di Dio e dei fratelli nella storia, nel lavoro, nella vita quotidiana, nelle relazioni».
Missione e specificità
di ogni vocazione
Unica è la missione della Chiesa e questa missione è servita da soggetti differenti. Siamo tutti chiamati a servire il regno di Dio che viene nel mondo e lo facciamo con le nostre scelte quotidiane, con il lavoro, le relazioni umane, la lotta per la giustizia, l’impegno politico o nel sindacato, il servizio alla pace, alla collaborazione con tutti, portando riconciliazione e comunione tra le persone (cf. Gaudium e spes 39). «La specificità di ogni vocazione sta nel modo in cui ci rapportiamo al noi ecclesiale. I ministri ordinati ci custodiscono nell’apostolicità della fede, ci garantiscono la radice e la dimensione sacramentale di questa vita, i laici seguono la venuta del regno di Dio richiamando i segni e i linguaggi del nostro tempo e l’Ordo virginum? Qual è la vostra identità carismatica?».
Tre i tratti che la Noceti ha evidenziato: «siete donne dedicate, cioè totalmente donate per il regno, la chiesa locale, la santità; siete segno, perché rinviate con tutto voi stesse la venuta del regno: la dimensione escatologica; siete una pluralità di figure, l’aspetto che vi caratterizza è vario, molteplice, dai vestiti al modo di porvi, dalle scelte professionali agli impegni ecclesiali. Nell’unico Ordo non ripercorrete gli stessi canoni ma arricchite l’Ordo di volti, di figure, di storie».
«Portate – ha esortato – nella vita della Chiesa la logica alta del regno di Dio che non è quella della fecondità umana, della discendenza secondo la carne, ma quella che attesta e dice vitalmente un’identità per la venuta del Regno». Infine la relatrice ha chiesto alle presenti: «Siate presenza evocante e presenza profetica. La vostra specificità è nell’essere segno dell’attesa vigilante o meglio ancora la forza parlante, l’essere custodi della promessa di Gesù. Voi custodite nella Chiesa non solo l’invocazione che il Regno venga ma la Parola della promessa. Siete le custodi nel frattempo della promessa dell’amore di Cristo che porterà a compimento il Regno». Ricordare che la storia è abbracciata dalla promessa di Dio caratterizza, dunque, la consacrata dell’Ordo. «Se dovessi definirvi, vi chiamerei prima di tutto donne messianiche, cioè donne che sono in attesa, con la Chiesa e nella Chiesa, del Messia. Richiamate la Chiesa intera a un elemento che sta a cuore a papa Francesco che è la riforma della Chiesa, la sua permanente conversione. Siate le custodi della riforma della Chiesa».
Un segno di amore
di Dio per tutti
Mons. Oscar Cantoni, che ha portato alle partecipanti all’incontro, «l’abbraccio benedicente dei vescovi italiani», ha più volte espresso un vivo apprezzamento nei confronti di questa vocazione, definendola «un vero dono dello Spirito, offerto a tutta la Chiesa che è in Italia». Nel suo intervento si è soffermato sulla dimensione diocesana, ricordando che «il vescovo, che è garante della comunione di carismi, deve custodire e promuovere questo dono». La consacrazione, infatti, «non è solo una scelta personale ma è condivisa nella Chiesa e si nutre di un’intima partecipazione alla Chiesa locale, nelle diverse realtà pastorali, secondo le proprie competenze».Alle consacrate ha poi rivolto un paterno invito, quello di essere «segno dell’amore di Dio per tutti, con tenerezza, con impegno, con uno stile di presenza, con lo sguardo attento a intercettare le sfide pastorali di oggi, perché la missione è quella di esserci. In nome della Chiesa».
La condivisione
delle esperienze
La tavola rotonda ha voluto far emergere esperienze significative, positive ma realistiche, senza cercare l’eccezionalità. Ad alcune consacrate, provenienti da diverse regioni e da variegate esperienze professionali ed ecclesiali, è stato affidato il compito di condividere la propria testimonianza, segno della creatività dello Spirito Santo nell’unicità della risposta di ciascuna all’iniziativa d’amore di Dio. Giusy Avolio, insegnante di religione della diocesi di Napoli, Maria Antonietta Nieddu, pensionata della diocesi di Nuoro, e Marzia Rogante, psicologa della diocesi di Fermo, hanno raccontato con semplicità ed emozione, perché hanno scelto di donarsi totalmente a Cristo Sposo e come vivono la propria vocazione verginale nel mondo. La centralità di Dio nel vissuto quotidiano, l’impegno nella costruzione di relazioni autentiche, l’esperienza di una solitudine “abitata”, il rispetto e la tenerezza nell’accogliere tutte le pieghe e le piaghe dell’umanità, la gioiosa tensione del “già e non ancora”: questi sono i tratti caratteristici di una quotidianità intessuta di lavoro e impegno, di silenzio e preghiera, dei piccoli e concreti gesti dell’amore. Sotto lo sguardo di Maria, è stata vissuta la veglia notturna di adorazione eucaristica culminata con la processione aux flambeaux fino alla grotta della Madonna della sorgente, nel cuore del parco di Veio. «Il mio augurio è che siate tutte piene di Dio, innamorate: questo non vuol dire indugiare nel sentimentalismo, ma fare ogni giorno la volontà di Dio» è stato l’affettuoso saluto di mons. Raffaele Martinelli. «All’amore si risponde con l’amore», ha ricordato mons. Romano Rossi, «valorizzate la fantasia spirituale dell’amore, usate la libertà per amare di più, vivete nella pienezza dell’amore tutto ciò che fate». Anche il cardinale Joâo Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, ha incontrato le partecipanti per un momento di gioioso confronto manifestando, con amorevole vicinanza, quanto questo dono dello Spirito sia nel cuore della Chiesa. «Siate modellabili come argilla in mano al vasaio», ha esortato il Prefetto. «Perché Dio possa portarvi dove l’amore suo vuole che siate». E ancora: «Diventate sempre più discepole di Gesù, seminando comunione». Prima di congedarsi il Prefetto ha chiesto alle presenti di «far conoscere questa forma di consacrazione a tante donne che stanno cercando quale strada percorrere con il Signore».
Giuseppina Avolio