Un incontro possibile

Il rapporto tra fede e scienza

Nel corso della storia le religioni hanno assunto posizioni diverse nei confronti della scienza. Mentre la risposta religiosa prende in considerazione l’uomo e il mondo dal punto di vista globale, la scienza si occupa di fornire risposte più ridotte e provvisorie, ma adatte a trovare nell’immediato un’applicazione pratica. Nel corso dei secoli si sono alternati momenti di dialogo ad altri di scontro aperto. Per sintetizzare, possiamo dire che tre sono le modalità attraverso cui ha preso corpo la discussione:

concordismo: questo atteggiamento ha cercato di far combaciare ciò che si trova nella Scrittura con il contenuto di una scoperta, o di una teoria scientifica. La Chiesa cattolica rifiuta questa modalità perché la ritiene fondamentalista;

discordismo: è la modalità opposta. I discordisti ritengono che tra scienza e teologia non ci possa essere nessun rapporto perché i rispettivi campi di studio sono relativi a due ordini di realtà completamente diversi;

articolazione o dialogo tra scienza e fede: si deve acquisire un punto di vista che superi le due dimensioni. Ad esempio, studiando il rapporto tra Dio e l’universo si tratta di rispettare la trascendenza di Dio e l’autonomia dell’universo. Se Dio dà origine all’universo ed è presente nella creazione come fine, il mondo può essere spiegato attraverso categorie scientifiche.

Rischi e opportunità

Prima di proseguire è necessario sgombrare il campo da alcuni fraintendimenti.
La prima distinzione è che né la religione né la fede hanno bisogno del metodo scientifico, della scienza e delle sue scoperte per fondarsi. Dal canto suo la scienza non può essere considerata un’estensione della religione: essa ha un’epistemologia e un’ermeneutica proprie e risponde a leggi particolari.
La seconda distinzione prende in esame l’oggetto della ricerca. La scienza indaga il mondo fisico. Dio, dal canto suo, non può essere indagato in questo modo né dalla religione né dalla teologia.
La terza distinzione consiste nel tipo di conoscenza a cui si perviene. La scienza accontenta momentaneamente la nostra curiosità e può modificare la nostra vita dal punto di vista pratico quando la scoperta può essere applicata. La fede invece interroga la persona a livello del valore ed esige un cambiamento nella persona.
Spesso si legge che la scienza cerca di rispondere alla domanda sul «come» la realtà è fatta, mentre la religione e la teologia si occupano di rispondere alla domanda sul «perché» esiste questo universo fatto proprio così. Nessuno studioso comunque può rispondere a una domanda senza porsi anche l’altra. Separare troppo la ricerca scientifica dalla fede fa correre il rischio di trasformare la fede in qualcosa di irrazionale. È in fondo ciò che sostiene Giovanni Paolo II.

La scienza ha qualcosa da insegnare alla fede nel momento in cui, studiando il mondo, scopre che non è qualcosa di irrazionale. Secondo Giovanni Paolo II, la scienza aiuta la religione a depurarsi dalla superstizione. Ammettendo che si possa indagare il mondo, si consideri che:

• la natura può essere indagata anche se i metodi usati sono perfettibili e se i risultati a cui si perviene sono provvisori;

• la ragione ha il potere di raggiungere l’oggettività e la verità.

«La religione può aiutare la scienza a purificarsi dall’idolatria e dai falsi assoluti» (Giovanni Paolo II).