LA CREAZIONE NELLA BIBBIA

LA SAPIENZA: PRIMA OPERA DI DIO

Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto terra e campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

(Libro dei Proverbi 8,22-31)

SIA LA LUCE!

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sotto il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce più grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame secondo la loro specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali e su tutti i rettili che strisciano sula terra».

E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò
maschi e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

(Libro della Genesi 1,1-31)

La liberazione dall’Egitto come atto fondatore

Per iniziare bene dobbiamo innanzi tutto sgombrare il campo da una serie di equivoci.
• Quando si apre la Bibbia si trova come prima pagina un racconto in cui si parla di creazione. Tuttavia la raccolta dei libri biblici non è stata sistemata in modo tale da rispettare l’ordine di composizione e, inoltre, all’interno di un libro sono entrati materiali provenienti da epoche diverse. Perciò se è vero che il racconto di Genesi è quello che incontriamo per primo, l’esperienza decisiva per Israele, quella che lo fa nascere come popolo e a cui si fa riferimento sin dall’inizio è l’esodo. La riflessione sulla creazione verrà formulata soltanto in un secondo momento. Certamente la creazione deve essere considerata al primo posto secondo un ordine cronologico assoluto, tuttavia servirà molto tempo a Israele per comprenderlo.
• La Bibbia fa riferimento alla creazione in moltissimi altri passi. Questo ci insegna a non pretendere di avere un concetto completo dopo esserci imitati a leggere Genesi 1 e 2.
• Agli autori biblici non interessava dire come fossero andate le cose, quasi si trattasse di una cronaca dettagliata dell’evento. Interesse dello scrittore sacro non era neppure quello seguito dalla filosofia: non voleva spiegare come le cose fossero venute all’esistenza. I testi che si occupano della creazione sono per lo più di origine sapienziale e profetica e sono stati composti per celebrare Dio che è il Creatore. Nelle più antiche professioni di fede di Israele non compare alcun riferimento alla fede in Dio creatore. In esse invece, come abbiamo accennato sopra, emerge la fede nella liberazione che Dio ha operato in favore di Israele traendolo dall’Egitto (Deuteronomio 6,21-23; 26,5-9). È solo molto più tardi, vale a dire con l’esilio babilonese, che si fa strada la credenza nella creazione. Il periodo dell’esilio vede Israele intento a ripensare la relazione che lo lega a Dio. Tuttavia il popolo esamina anche il rapporto esistente tra Dio e le divinità degli altri popoli soprattutto quelli che lo hanno conquistato e deportato. Al termine di un difficile percorso di ripensamento e riforma del pensiero teologico, Israele giunge a concludere che tutto dipende da Dio e quindi che tutto ciò che esiste è stato creato da lui. Anche l’uomo deve essere considerato creatura di Dio. Perciò quando gli autori biblici si mettono all’opera presentano la creazione come l’inizio degli interventi salvifici che Dio ha operato nella storia.

La fede in Dio creatore è collocata dunque dall’Antico Testamento nel contesto dell’Alleanza, evento reso possibile e scaturito dalla liberazione dall’Egitto. Per Israele si tratta di porre in evidenza l’azione salvifica di Dio per l’uomo, un atteggiamento costante che può essere riconosciuto anche nella Creazione.

I racconti di Genesi 1–2

Innanzi tutto è bene ricordare che l’autore biblico non ha alcuna intenzione di realizzare uno scoop giornalistico e neppure fornire un resoconto dettagliato di quanto sia accaduto all’inizio. Non si tratta neppure della descrizione di quanto sia accaduto al momento del big bang. L’autore sacro aveva uno scopo teologico o meglio voleva indicare ciò che è costitutivo del mondo e dell’uomo. Se al termine «storico» si attribuisce il senso di cronaca eventualmente supportata da testimoni oculari di una serie di eventi che è possibile sottoporre a verifica scientifica, certamente questi non sono racconti storici. Si tratta di racconti che utilizzano i miti delle culture mesopotamiche, testi che tuttavia non vengono accettati ciecamente, ma sottoposti a reinterpretazione. Nei racconti di Genesi non compaiono più né la molteplicità delle divinità, né le guerre tra divinità, né le teogonie. Il genere letterario a cui essi appartengono è quello dei racconti eziologici composti per trovare una risposta al perché esiste il mondo e perché esiste l’uomo: perché li ha voluti Dio. Importante è osservare che nel primo racconto della Creazione Dio dopo ogni suo atto creativo afferma che è cosa buona.
• In Genesi 1 Dio crea attraverso la parola.
• In Genesi 1,2 si fa riferimento all’immagine dello spirito di Dio che aleggiava in principio sulle acque (Sal 104,30).
• L’azione di Dio che crea è espressa attraverso l’uso del verbo bara’. Si tratta di un verbo che nell’Antico Testamento viene usato solo per parlare di un’azione divina e che non può essere messa in rapporto all’attività umana.

L’autore biblico non tratta l’uomo come le altre creature, ma gli assegna maggior importanza dedicandogli un numero superiore di versetti. La creazione dell’uomo è narrata due volte e il redattore finale della Genesi si guarda bene dall’eliminare una versione ritenendola un doppione:
• in Genesi 1,26-31 troviamo una trattazione più ampia. L’essere umano è creato a immagine secondo la somiglianza di Dio ed è chiamato a estendere il suo dominio sul creato;
• in Genesi 2,7 viene aggiunta la creazione della donna (2,21-24). Sarà la donna che appagherà e colmerà la solitudine dell’uomo. L’uomo è presentato come l’unica creatura a cui Dio soffi nelle narici un alito di vita.

Selem e demut

In Genesi 5,12 si ritrova l’espressione a immagine di Dio; selem il termine ebraico usato designa il calco o la riproduzione (ciò che la statua è rispetto al modello originale) e vuole individuare un’analogia quasi somatica con Dio; inoltre, essa non si riferisce a una dimensione particolare dell’uomo (la sua anima), ma alla sua totalità. Il termine ebraico demut (somiglianza), invece, indica piuttosto la corrispondenza esistente tra l’immagine e il modello ovvero fa riferimento a ciò per cui l’immagine corrisponde esattamente al modello. È un po’ ciò che accade quando guardiamo una nostra foto e riconoscendoci diciamo: «Sono proprio io!». Con ciò non volgiamo affermare che noi siamo quel pezzo di carta, ma che quel pezzo di carta può essere messo in relazione con noi. Tuttavia dobbiamo ancora chiarire che l’uomo è immagine e somiglianza di Dio perché è stato creato così: immagine e somiglianza non sono proprietà autonome dell’uomo: per dirla in altre parole non è l’uomo che si è dato queste caratteristiche. Ponendo questi concetti a confronto con le altre religioni possiamo ancora dire che a differenza di altre concezioni: • l’uomo non è una copia di Dio, non ha la stessa natura di Dio, non discende da Dio. Nelle altre religioni (egizia) vi erano alcuni uomini (faraone) che erano discendenti diretti di Dio. La religione greca aveva una nutrita mitologia che raccontava di unioni divine con mortali che davano i natali a dei e semidei. Questo non è il caso dell’uomo biblico che è creato poco meno di un dio (Salmo 8); • l’immagine e somiglianza con Dio non si realizza autonomamente nell’uomo o nella donna, ma solo all’interno della complementarietà di maschio e femmina; • l’uomo è delegato da Dio a rappresentarlo sulla terra.

La rilettura cristologica della creazione nel Nuovo testamento

Secondo il Nuovo Testamento tutto ciò che esiste è creato da Dio che continua a mantenerlo in vita per mezzo della Provvidenza (Matteo 6,30).
Nel Vangelo di Matteo (11,25) Dio è definito come Signore del cielo e della terra.
Gesù (Matteo 19,3-12) conosce i brani di Genesi 1–2 e afferma la bontà di tutta la creazione, ed è per questo che non condivide la suddivisione tra i cibi adatti e non adatti all’alimentazione umana (Marco 7,14-23). Importante è ciò che Paolo scrive nella Lettera ai Romani (1,20): dalle opere buone della creazione è possibile riconoscere la bontà di Dio. Volendo schematizzare possiamo indicare tre punti di continuità tra Antico e Nuovo Testamento:
• la certezza che Dio è Creatore, per cui tutto esiste per mezzo di lui;
• la creazione mediante la Parola (2Corinzi 4,6; Genesi 1,3);
• la bontà di tutte le creature (1Corinzi 8-11). Vi è tuttavia nel Nuovo Testamento la straordinaria novità sancita dalla rilettura cristologica della creazione che viene elaborata secondo due linee interpretative:
• l’opera di mediazione condotta da Cristo nella creazione;
• la visione dell’uomo come figlio a immagine di Cristo.
Nei prossimi paragrafi ci occuperemo di argomentare queste due linee teologiche.

Cristo mediatore della creazione

Secondo Paolo, Cristo non ha soltanto un’azione salvifica nei confronti dell’universo, ma ha un’importanza protologica e cosmologica riguardo alla creazione. Paolo riferisce a Cristo tutta la realtà creata e sottolinea il suo ruolo di mediatore all’interno della creazione. Paolo costruisce questo pensiero teologico in analogia al ruolo attribuito alla Sapienza nei libri sapienziali. La funzione mediatrice di Cristo nella creazione riguarda l’uomo e tutto il resto del creato. L’esito di questa mediazione di Cristo è un nuovo atto creativo, in virtù della Risurrezione di Cristo, nella quale si rinnova la creazione precedente (2Corinzi 5,17: se uno è in Cristo è una creatura nuova; Galati 6,15) Così è anche possibile indicare la tensione escatologica di tutta la creazione verso la pienezza e il compimento. Il Nuovo Testamento non si accontenta di ragionare sulle origini del mondo e dell’uomo, ma ha a cuore il compimento dell’identità dell’umanità. In virtù della risurrezione di Cristo, l’uomo si trova in cammino verso una nuova creazione. Dunque ciò che l’uomo è oggi non contraddistingue l’umanità nella sua pienezza. Cristo deve essere considerato il nuovo, o meglio l’ultimo Adamo, un Adamo che si contrappone a quello vecchio (1Corinzi 15,21.45; Colossesi 1,18; Efesini 1,22-23). L’umanità può partecipare alla nuova creazione attraverso lo Spirito Santo donato agli uomini (Romani 8,14-17) e che riguarda tutta la creazione (Romani 8,19-22).

L’uomo come figlio a immagine di Cristo

Abbiamo detto che, secondo il racconto di Genesi, Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Difficile però sapere come sia quest’immagine giacché il Dio della Bibbia non può essere raffigurato in alcun modo neppure mentale. La Scrittura ci viene in soccorso. Infatti nel Nuovo Testamento si afferma che Cristo è la vera immagine di Dio (Colossesi 1,15; 2Corinzi 4,4). Pertanto poiché Cristo è immagine del Dio invisibile, se l’uomo vuole conoscere l’«immagine di Dio» deve guardare a Cristo. Se ciò è vero significa che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Cristo. È questo il motivo per cui l’uomo, attraverso l’azione dello Spirito Santo, deve conformarsi a Cristo e raggiungere integralmente la sua identità. San Paolo riferendosi alla figliolanza di Cristo parla anche di una figliolanza adottiva dell’uomo. Adottato da Dio e considerato come figlio, l’uomo è invitato a un autentico rinnovamento e a una vera e propria trasformazione (2Corinzi 3,18; Romani 8,29; Colossesi 3,9-10). Si tratta di una progressiva e graduale assimilazione a Cristo fino alla risurrezione dei corpi. Volendo sintetizzare, gli uomini devono vivere la loro filiazione divina, ossia essere figli nel Figlio. Ciò significa praticamente rispondere alla chiamata a seguire Gesù e a conformarsi a lui per giungere alla pienezza futura.