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Tutti parenti, tutti differenti

La nostra società vive all’interno di un conflitto. Da una parte sempre più evidente si pone la mondializzazione, la globalizzazione che corre il rischio di livellare tutto cercando di rendere omogenea ogni cultura. Dall’altra si fa più pronunciata la difesa delle diversità e delle specificità di ogni popolo. Proprio le diversità acquistano un valore particolare perché sono le testimonianze della ricchezza di cui è composto l’uomo. Tuttavia per promuovere le differenze occorre conoscerle e proprio il dialogo dell’uomo col divino è una delle componenti essenziali delle culture.
L’osservazione delle società di tutte le epoche ha il potere di mettere in luce allo stesso tempo l’universalità del sentimento religioso e la varietà delle forme con cui si è manifestato. Così le statuette femminili, le pitture delle caverne, il voodoo, il candomblè, possono essere, come le grandi religioni praticate ai nostri giorni, altrettanti segni dell’urgenza con cui l’uomo ha avvertito il bisogno di intrattenere una relazione col divino. Ogni religione è un sistema che subisce profondamente le influenze del luogo in cui è sorta e si è sviluppata e ricalca in qualche modo le strutture delle società.

Omogeneità culturale

In nessuna società, per quanto piccola ed omogenea, può esistere un unico modello di vita, un’unica visione del mondo. Sono soprattutto i motivi di conflitto a livello economico e sociale che contribuiscono alla formazione di modelli alternativi. Ciò appare molto più evidente in una società come la nostra, culturalmente molto diversa, socialmente sempre più stratificata ove sono presenti sul territorio religioni diverse e concorrenti tra loro.

Attenti al pregiudizio: noi.

 

Il modellamento degli uomini

Ogni religione in quanto agenzia che offre una visione del mondo, concorre al modellamento di uomini e donne attraverso l’interpretazione stessa di umanità che offre ai propri aderenti. Quindi ciò che deve essere posto in risalto, è che in una realtà sociale di pluralismo religioso coesistono modelli diversi di umanità. Tuttavia oggi diventa doveroso domandarsi se questi diversi modelli siano tra loro compatibili o non siano invece alternativi, concorrenti o addirittura confliggenti. Un atteggiamento che può essere d’aiuto è la ricerca di una convivenza pacifica e rispettosa delle diversità ma che non abbia l’intenzione di negarle. Lo studio delle diversità delle religioni aiuta con la conoscenza l’abbattimento dei luoghi comuni generando anche la disponibilità personale.

Braccia tese verso il cielo

Una situazione provvisoria

La differenza di vedute sull’interpretazione di fondo e globale sull’umanità risultano essere a volte molto profonde, tanto da apparire spesso inconciliabili. Questa realtà ci aiuta a prendere atto che la convivenza è sempre una situazione provvisoria ancorché fortunata. Il rischio è quello di nascondere la diversità sotto un preteso rispetto. Tale atteggiamento porta alla ghettizzazione, alla separazione e al rifiuto, di fatto, del diverso. Ma è possibile anche che si verifichi l’opposto e cioè che il diverso e l’alternativo vengano fagocitati, inglobati, assimilati.
Per evitare questi due rischi è opportuno che le religioni non si affrontino in campo aperto ma che si cerchi di sviluppare da una parte la cultura della molteplicità e dall’altra la capacità di gestire i conflitti. Spesso noi riteniamo che il conflitto sia qualcosa di negativo. In realtà proprio dal conflitto riconosciuto ed accettato possono sorgere soluzioni innovative per la convivenza.

Attenti al pregiudizio: etnocentrismo.

Ogni gruppo umano ha la tendenza a ritenere di essere il solo a saper interpretare al meglio l’umanità. questo atteggiamento conduce a credere di essere i “soli veri uomini” e che tutta la realtà possa essere letta a partire unicamente dalle proprie tradizioni culturali. Tutti i gruppi umani soffrono di etnocentrismo e perciò tendono a svalutare tutte le interpretazioni diverse dalla propria.