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Quella sottile linea, a volte tratteggiata e di diverso colore, che su una cartina separa il territorio degli Stati è definito “confine”. In realtà i confini non esistono naturalmente ma sono invenzioni umane. Le frontiere non sono stabili nel tempo, si muovono e vengono usate da chi detiene il potere per decidere dell’ampiezza di un territorio. Potrete facilmente giungere a queste conclusioni se provate a sfogliare anche distrattamene il vostro libro di storia, buttando un occhio sulle cartine storiche, o se più propriamente vi servite di un atlante storico, che vi dia la possibilità di confrontare come, nel tempo, un territorio abbia variato le sue dimensioni: tuttavia, lo spostamento di un centimetro in qua o in là di un confine non è mai stato realizzato se non in seguito a guerre sanguinose. Dunque possiamo dire che i confini sono sempre finzioni, costruzioni dell’uomo, a volte costate guerre con molte vittime e frutto di accordi di “pace”. Spesso le “alleanze” per determinare il confine sono frutto di cessioni di territorio per accontentare le rivendicazioni pesanti dei vincitori sugli sconfitti. Il confine ha molto spesso a che fare con la guerra, una guerra passata o ancora potenzialmente in atto che proprio quella linea di demarcazione, frutto di accordi, serve a tenere sotto controllo per evitare che nuovamente si scateni la violenza. Tuttavia, nessuno si è premurato di chiedere alle persone che vivono sulle terre ove passa il confine se condividessero la scelta del tracciato stabilito dai capi delle potenze. Così è facile assistere al dramma di popolazioni che ritengono di appartenere alla medesima cultura, ma che sono divise da un sottile, quanto impenetrabile confine che le separa. Creato dall’uomo per fini diversi, il confine non si può oltrepassare facilmente. Solo coloro che sono autorizzati dalle autorità lo possono fare. Chi passa un confine deve avere con sé il passaporto, deve poter essere riconosciuto. In Europa fino a qualche tempo fa eravamo abituati ad avere confini che oggi per i cittadini europei si oltrepassano con un semplice controllo di polizia. Tuttavia sono in aumento le frontiere sorvegliate da filo spinato e muri.

I confini servono a contenere le popolazioni, ma molti sono i gruppi umani che nella storia hanno fatto esperienza della migrazione, vale a dire dell’uscire dai propri confini nazionali per andare oltre, in Paesi diversi dal proprio alla ricerca di lavoro e di pace, di una vita meno difficile o semplicemente della stessa possibilità di rimanere vivi. Si tratta di vite messe a repentaglio da carestie, guerre, malcostume politico, terrorismo, persecuzioni religiose e politiche. Si è trattato spesso di migrazioni spontanee alla ricerca di un posto di lavoro o di terreno fertile, ma nel corso della storia si sono verificate anche molte migrazioni forzate. Certamente l’idea di confine influisce sulle persone e su ciò che esse pensano di loro stesse.

Ad esempio, quando nel 1947 l’impero britannico in India si dissolse, si formarono due distinti stati: il Pakistan musulmano e l’Unione Indiana, dove la maggioranza è indu. In precedenza queste identità religiose si trovavano sparse su tutto il territorio, ma con la divisione in due Stati si diede inizio ad una grandissima migrazione. Ciò fece sì che le popolazioni che aderivano ai due gruppi religiosi presero a muoversi all’interno del territorio: mentre i musulmani andavano a Nord verso il Pakistan, tutti gli altri scendevano verso Sud. I casi di violenza durante questa migrazione furono moltissimi e spaventosi. Gandhi si batté inutilmente per evitare questa suddivisione, perché pensava che le diverse religioni potessero vivere in pace all’interno dell’unico continente indiano. La sua voce però non fu ascoltata.

Il muro di Berlino

Il caso più noto del muro che divide o, meglio, spartisce il territorio tra vincitori può essere rappresentato dal muro di Berlino, realizzato alla fine della II guerra mondiale per dividere in due parti la Germania. Nel 1961 fu costruito nella città di Berlino il muro che divideva la parte Est da quella Ovest.

Il muro che divide Israele e Palestina

La mappa mostra i territori palestinesi separati da Israele per mezzo di un muro che in alcuni tratti è composto solo da filo spinato e in altri luoghi è una vera e propria costruzione di cemento prefabbricato, alta alcuni metri.

Il muro che unisce

A Gerusalemme vi è un muro che unisce tutti gli Israeliti che giungono in Terrasanta da tutti i Paesi del mondo in pellegrinaggio. Si tratta del Kotel e cioè del Muro Occidentale del Tempio di Erode, l’unica parte rimasta in piedi del famoso tempio ricostruito nel I secolo a.C. È presso questo muro che gli Israeliti vanno a pregare in quella che ormai è diventata una grandissima sinagoga a cielo aperto. Questo muro è però anche un simbolo che lega il sionismo e l’ortodossia ebraica.