L'uomo è religioso?

L’uomo e lo spirituale

Nel messaggio citato, papa Giovanni Paolo II, fa un’affermazione interessante: tra gli altri esseri creati e l’uomo esiste una «differenza ontologica», ciò che riguarda la realtà più profonda dell’essere. Significa che l’uomo è l'unica creatura simile a Dio: ogni essere umano è dunque sostanzialmente diverso dagli animali proprio a partire dall’essenza (cioè dalla parte più profonda, caratteristica, costitutiva) del suo essere. Le scienze della natura – aggiunge il papa – studiano i cambiamenti degli esseri viventi, cercando di comprendere quando e come siano accaduti. Esse sono in grado di registrare le trasformazioni, ma non di stabilire quando e come lo spirituale sia entrato a far parte della realtà umana. Tuttavia, è possibile vedere i segni, le tracce di questo cambiamento: le impronte delle mani degli uomini lasciati sulle pareti delle caverne, così come le prime incisioni di segni e simboli, sono le vestigia dello spirituale che si fa strada nell’uomo e che lo trasforma.

Primi segni di religiosità

Gli studiosi sono concordi nel collegare l’insorgenza del religioso alla capacità umana di produrre simboli, la cui manifestazione si esprime con suoni, segni grafici, immagini e manufatti. Il simbolismo ha lasciato tracce evidenti nelle espressioni culturali prodotte dall’Homo Sapiens a partire almeno da centomila anni fa. Prime tracce di simbolismo sono riscontrabili nelle raffigurazioni dell’arte parietale e nei manufatti del Paleolitico Superiore, così come nelle più antiche sepolture (90.000 anni fa), nelle sculture, pitture e incisioni rupestri (30.000 anni fa). Esiste dunque un patrimonio immenso contenuto nel comportamento dell’uomo preistorico: questo patrimonio, anche se non immediatamente definibile come religioso, è allo stesso tempo ricco di elementi utili per conoscere la vita interiore dei primi uomini.
Per molti studiosi vi sarebbero prove sicure dell’attività simbolica dell’uomo solo con l’insorgenza dell’Homo Sapiens Sapiens (40.000 anni fa). Altri, come Leroi-Gourhan, ritengono che la capacità di produrre simboli sia già riscontrabile nell’Homo Sapiens: siamo tra i 100.000 e i 70.000 anni fa. Gli studiosi del linguaggio sono d’accordo con quest’interpretazione. La difficoltà di chi indaga il fatto religioso sta nella costatazione che il linguaggio e il suono non danno origine a reperti.

Nondimeno i paleoantropologi hanno rilevato che la base cranica dell’Homo Erectus si è modificata per far spazio alla faringe e agli organi fonatori, così nell’emisfero sinistro dell’Homo Habilis si sviluppano l’area che permette la motricità del linguaggio (area di Broca) e quella che supporta la comprensione del linguaggio (area di Wercke). Nello stesso tempo nella cultura materiale si assiste allo sviluppo della tecnologia, della vita sociale e della trasmissione della cultura.
È importante raccogliere questi dati perché ci consentono di avere un approccio globale nello studio di queste forme umane precedenti l’Homo Sapiens Sapiens e di attribuire loro il livello umano. Anche la fabbricazione di strumenti può dirci che l’uomo non è solo un animale. Le sepolture ci confermano che egli è davvero un uomo poiché solo gli uomini circondano di particolare cura i propri morti.

L’uomo è naturalmente religioso?

Qualcuno risponde a questa domanda sostenendo che all’origine del sentimento religioso dell’uomo vi sia il terrore nei confronti delle forze della natura: di qui la necessità di renderle benigne verso di sé attraverso riti e sacrifici. Per altri invece, l’insorgere del religioso è conseguenza dell’esperienza che ogni uomo fa del male presente nel mondo. Altri ancora si soffermano sull’insoddisfazione insita nell’animo umano.
Nel cuore dell’uomo è grande il desiderio di infinito e l’uomo ha spesso la tentazione di colmare questo enorme vuoto tramutando l’infinito in un oggetto. L’essere umano desidera scoprire e conoscere chi è all’origine di se stesso, il senso ultimo, la causa da cui proviene, chi l’ha generato.