Classificare le religioni

Un difficile raggruppamento

Giungere a una classificazione soddisfacente delle religioni non è semplice perché molti sono i punti di vista in base ai quali si può costruire una tassonomia.
Esiste tuttavia un criterio che differenzia del tutto la religione da altri fatti, ed è la certezza nutrita dall’uomo di essere in relazione con Dio. Vi sono religioni che creano una vicinanza particolare con la divinità e altre che la distanziano. Esempio delle religioni che cercano di avvicinarsi al divino sono la venerazione delle sacre immagini nell’induismo o la ricerca dell’unione spirituale propria dei mistici cristiani. L’islam ha difficoltà ad accettare una particolare vicinanza dell’uomo con Allah. Tuttavia non va dimenticato che i mistici sufi si dedicano alla ricerca dell’unione mistica.

Criteri di classificazione

Il senso comune tende a semplificare i concetti.
• Un primo criterio classificatore è la verità. Il concetto di verità non fa riferimento alla verità o falsità delle religioni in quanto tali, ma alla ricerca, condivisa da tutte le religioni, della verità e di messaggi e contenuti veri presenti in ogni religione.
• Alcuni studiosi tengono in considerazione il fatto che in una religione si faccia riferimento o meno a una rivelazione. Le religioni naturali sono tutte quelle in cui non si fa menzione di una rivelazione. Si tratta di religioni politeiste, dove le forze della natura sono associate a realtà superiori. Nelle religioni rivelate, quali l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, esistono intermediari (Abramo, Mosè e i profeti nell’ebraismo; Maometto per l’islam) che Dio ha scelto per rivelare se stesso.
• Seguendo il criterio storico si possono invece suddividere le diverse credenze in:
- religioni della preistoria: sono quelle dei popoli più antichi e preistorici;
- religioni del mondo antico: tra queste si collocano le religioni degli antichi Egizi, dei Greci, dei Romani, dei Mesopotamici, degli Etruschi, dei Sardi, dei Maya, degli Aztechi, ma anche l’induismo, il buddhismo, l’ebraismo e il cristianesimo;
- alle religioni del Medioevo appartiene l’islam, originario della Penisola Arabica;
- tra le religioni dell’epoca contemporanea si inseriscono i nuovi movimenti religiosi come Hare Krishna, Scientology e la New Age.

Criterio geografico. I fatti religiosi avvengono in uno spazio. Masse di uomini ogni anno si spostano per recarsi in pellegrinaggio a Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela, La Mecca. Migliaia di fedeli indu ogni giorno si bagnano nelle acque del fiume Gange. Numeri infinitamente più piccoli caratterizzano i gruppi umani in Brasile o in Africa che ancora seguono le religioni etniche. Tutti scelgono un luogo preciso, a volte assai comune, altre affascinante per compiere i loro riti. È il caso di Ayers Rock, un enorme masso erratico presso il quale si recano gli aborigeni australiani per compiere i loro riti di iniziazione; oppure la chiesetta alpina, il santuario nascosto in mezzo alle case di una città, o l’edificio sacro eretto in un luogo particolarmente significativo come la sinagoga di Gerusalemme o la moschea della Roccia.
Guardando poi al planisfero, è l’Asia la vera fucina delle religioni: confucianesimo, vedismo, brahmanesimo, induismo, buddhismo, shintoismo, zoroastrismo, le antiche religioni della Mesopotamia, ebraismo, cristianesimo e islam sono tutte religioni fiorite in Asia.

Dall’Africa nell’antichità sono giunte la religione egizia e le religioni misteriche, che per lungo tempo hanno convissuto con il cristianesimo. Nella zona sub-Sahariana sono diffuse ancora oggi le religioni tradizionali.
Nelle Americhe, prima dell’arrivo degli Europei, esistevano le religioni degli Aztechi, degli Incas, dei Maya. In Oceania troviamo le religioni tradizionali dei popoli della Polinesia, Melanesia, dei Maori. In Europa, nell’antichità, c’erano le religioni dei Celti, dei Sardi, dei Greci, degli Etruschi e dei Romani. Il criterio geografico, dunque, scatta una sorta di fotografia e restituisce all’osservatore l’immagine della situazione religiosa di un Paese, di un continente o di tutto il mondo in un determinato periodo storico.
• Il criterio teologico classifica le religioni in base all’idea di Dio. Il politeismo è la forma di religione che si rileva all’interno di società complesse in cui iniziano a suddividersi vari compiti e ruoli. Avremo pertanto divinità diverse che vivono in un pantheon (luogo in cui si trovano tutti gli dèi) o comunque in gruppi per indicare la necessaria coesione sociale. Tali divinità sono generalmente presentate come immortali, con caratteri antropomorfi (cioè simili all’uomo), sempre pronte a intervenire nelle vicende umane.

Unicità e molteplicità. Ebraismo, cristianesimo e islam sono religioni monoteiste perché rifiutano in modo assoluto la credenza dell’esistenza di altre divinità. Il Dio del monoteismo richiede al fedele un’adesione assoluta.

Nel monoteismo ci sono intermediari umani che hanno il compito di collegare Dio all’umanità: Abramo è uno degli intermediari per l’ebraismo e Muhammad lo è per l’islam.
Con il cristianesimo tuttavia si cambia ottica: Gesù è il Mediatore per eccellenza perché, oltre ad essere uomo, è anche Dio. Col dogma della Trinità i cristiani dicono qualcosa di Dio in se stesso, un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Conoscere Dio


Il cristianesimo afferma che nessun uomo potrebbe sapere come è Dio, se Dio stesso non si fosse incarnato nell’umanità infrangendo tutte le barriere che tengono separato l’umano dal divino. L’islam invece nega che Dio possa essere conosciuto dall’uomo e solo una flebile eco può giungere all’umanità attraverso la recita dei 99 nomi di Allah, che possono essere considerati altrettanti suoi attributi. Nell’induismo vi è l’idea che esista un’unica energia divina che si manifesta in molteplici divinità: il Brahman, l’Uno, da cui ha origine il mondo.